Il mitico Elio di Elio e le Storie tese, è pronto a portare a teatro un suo personalissimo spettacolo su Enzo Jannacci, indimenticato artista meneghino autore di numerose hit rimaste nella storia. “Sono un timido – spiega ai microfoni del quotidiano Repubblica – mai avrei avuto il coraggio di dirgli ‘Sono un tuo fan’. Una volta ci siamo incrociati negli studi Rai. Lui ha bofonchiato qualcosa, io pure, lui non ha capito, io nemmeno. Questo è il solo contatto che ho avuto con Enzo Jannacci”. Elio non vuole però sentire parlare di omaggio nel suo spettacolo ma di “Una ricostruzione di quel suo mondo di nonsense, comico e struggente”.



A far appassionare l’ex giudice di X Factor a Jannacci è stato il padre: “Mio papà era stato compagno di classe di Jannacci, me ne parlava, me lo faceva ascoltare e mi faceva già ridere. Da adulto mi ha affascinato la dignità del comico che ha portato nella canzone d’autore e lo stile surreale della sua risata, che poi era il clima del Derby, il cabaret di Milano, che sempre per ragioni anagrafiche ho mancato”.



ELIO: “AVREI VOLUTO VIVERE DI PIU’ GLI ANNI ’70”

Elio ha un grande rimpianto, non aver vissuto in maniera più adulta gli anni ’70: “Col senno di poi rimpiango di non avere avuto dieci anni di più. Gli anni 70, dilaniati dal terrorismo, sul piano artistico sono stati tra i più liberi e rivoluzionari. In quegli anni ci sono tutti i miei dei Fo, Jannacci, Gaber, Cochi e Renato, Tecoli, Boldi prima dei cinepattoni, Abatantuono, Battiato, Gino e Michele autori di Ci vuole orecchio, ma anche gli Skiantos, Gazzè, Silvestri, Fabi, artisti che cercano ma in senso contrario, scorretti, candidamente blasfemi tanto più con questa faccenda di internet. Invece di essere il posto più libero, internet è diventato il più bacchettone, violento. Non è possibile fare una battuta che ti rovinano, è contro la risata”. Il giornalista di Repubblica chiede quindi a Elio come mai non abbia coinvolto anche gli altri storici membri della band: “Siamo amici da più di 40 anni, la nostra forza è che restiamo in contatto anche se ognuno fa le proprie esperienze. Lavorare troppo assieme vuol dire routine, pericolo che abbiamo esorcizzato sospendendo l’attività, ma i giornalisti hanno decretato che la sospensione è uno scioglimento. Così, ci frequentiamo senza dirlo. Suoniamo in studio, facciamo anche qualche post sui social…”.



ELIO: “DOPO LA TV MI HA CONVOCATO IL MINISTRO…”

E ancora, sullo spettacolo: “E’ un viaggio dentro le epoche di Jannacci, perchè non è stato sempre uguale: tra i brani c’è La luna è una lampadina, L’Armando, El purtava i scarp del tennis, canzoni che rido mentre le canto. Ne farò alcune snobbate, Parlare con i limoni, Quando il sipario calerà. Perchè c’è Jannacci comico e quello che ti spezza il cuore di Vincenzina o Giovanni telegrafista, risate e drammi. Come è la vita: imperfetta. E nessuno meglio di chi abita nel nostro paese lo sa”. Le ultime parole sono sul dramma dell’autismo, lui che ha un figlio autistico di cui recentemente ne ha parlato a Propaganda Live: “Dopo più di dieci anni e un figlio autistico non sai dove sbattere la testa. Non ci sono cure, non sai a chi rivolgerti. I casi aumentano, sono qualche milione. Dopo la tv mi ha convocato il ministro. Ci andrò, anche se scardinare questa indifferenza… non ci credo più. Sarebbe già una vittoria passare dal dramma in cui pensi di ammazzarti a una vita magari difficile ma in cui almeno tuo figlio può scrivere e parlare”.