Elio, frontman de “Le Storie Tese”, porta in scena Enzo Jannacci con il suo spettacolo “Ci vuole orecchio”. Un titolo che, sulle colonne del quotidiano “La Stampa”, l’artista ha voluto commentare in questi termini: “L’ho scelto con Giorgio Gallione, che su mio invito ha scritto tutto l’evento, per rappresentare con una canzone famosa una fase importante della carriera di Enzo. In senso più lato ci vuole sensibilità, comprensione. Aggiungo inclusione, tema di estrema attualità”.
Elio nutre rammarico per non avere conosciuto Enzo Jannacci, “ma se le cose non devono accadere non accadono. Lo incontrai solo una volta di sfuggita, per cui di fatto non ci conoscevamo, però l’ho sempre considerato una specie di zio, perché era stato a scuola con mio papà. Qualche volta lo immagino seduto e spero apprezzi, come ha apprezzato esplicitamente suo figlio Paolo. Rispetto alla sua grandezza, di Jannacci si parla poco e credo approverebbe il nostro lavoro per riaccendere i riflettori sul suo genio”.
ELIO (STORIE TESE): “MIGRANTI? SE UNO RISCHIA DI ANNEGARE, VA SALVATO”
Il tormentone sanremese precedente all’inizio della 73ma edizione della kermesse canora in landa matuziana è rappresentato dal dibattito “Zelensky sì, Zelensky no”, che ricorda “La terra dei cachi”, cantata, ironia del destino, proprio da Elio. Sulla presenza in collegamento audiovisivo all’Ariston del presidente dell’Ucraina, l’artista ha dichiarato su “La Stampa”: “Mi spiace, con l’età sono diventato intollerante alle cialtronerie e sull’argomento ne sento troppe”.
In qualità di testimonial di “S.O.S. Méditerranée“, la situazione in cui si trovano le Ong crea preoccupazione in Elio? “Molto semplicemente, se uno rischia di annegare lo si salva. Il resto sono chiacchiere”. Infine, una battuta sul politically correct, ormai predominante nell’era del digitale per antonomasia: “C’era anche a inizio anni Ottanta, in realtà, ma non era ancora così amplificato dai tribunali del popolo autoconvocati nei social. Forse Le Storie Tese non sarebbero mai nate o si sarebbero immolate per entusiasmo giovanile sull’altare del politicamente corretto”.