29 anni fa, il 12 settembre 1993, la scomparsa di Elisa Claps a Potenza. Un caso dai contorni incredibili che ha trovato la sua pagina più atroce nel ritrovamento, 17 anni più tardi, dei resti della 16enne nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità della città che sembrava averla inghiottita senza soluzione. Un orrore su cui la famiglia, in testa il fratello Gildo Claps, ancora si interroga alla ricerca della piena verità e per cui torna a lanciare il suo appello dopo la notizia della riapertura del luogo di culto in cui furono ritrovati i resti della ragazza nel 2010.



Gildo Claps ne ha parlato in occasione del 29° anniversario della scomparsa ai microfoni di Tgr Basilicata, sintentizzando davanti alle telecamere il rammarico per non aver ancora ottenuto tutte le risposte che i parenti di Elisa Claps chiedono da sempre. Da quando la loro figlia è stata strappata alla vita, nel fiore dei suoi 16 anni. “Non riaprite quella chiesa, prima vogliamo conoscere tutta la verità“, chiede la famiglia di Elisa Claps, per la cui morte è stato condannato Danilo Restivo. Elisa Claps fu violentata e uccisa a coltellate, il cadavere scoperto il l 17 marzo 2010.



Elisa Claps, l’appello della famiglia 29 anni dopo la scomparsa: “Non riaprite quella chiesa, vogliamo…”

La famiglia di Elisa Claps ha ribadito il suo appello per la verità, attraverso le parole del fratello Gildo Claps a Tgr Basilicata, perché si fughino tutte le ombre intorno al caso della 16enne scomparsa e uccisa nel 1993. Elisa Claps fu ritrovata dopo 17 anni, nel 2010, nel sottotetto della chiesa Santissima Trinità di Potenza e ancora oggi i parenti ritengono di dover avere risposte a tutti gli interrogativi sorti durante gli anni finora trascorsi. Per l’omicidio di Elisa Claps è in carcere Danilo Restivo, detenuto in Inghilterra anche per un altro delitto e condannato per la morte della 16enne potentina a 30 anni di reclusione.



La famiglia si oppone alla decisione di riaprire al culto la chiesa in cui vennero ritrovati i resti della studentessa, come spiega Gildo Claps: “Non è una questione di riaprire le mura di quella chiesa, è una questione di principio (…). Chiedo il coraggio di ammettere che il corpo di Elisa è stato nascosto lì, che alcuni ne erano a conoscenza…“. Un calvario nel calvario per i familiari di Elisa Claps, da 29 anni alla ricerca della piena luce sui fatti che portarono alla morte della 16enne. Gildo Claps chiede, ancora una volta, che il loro dolore non sia vanificato dall’ennesima assenza di riscontri: “Chiedo che questa sofferenza, che si è protratta per 17 anni fino all’alba del ritrovamento, trovi una sua ragione. Non ci può essere altrimenti pacificazione“. Ancora tanti i punti interrogativi, ha spiegato la famiglia, dietro la sparizione, la morte, l’occultamento e il ritrovamento dei resti di Elisa Claps: “29 anni sono tantissimi – ha concluso il fratello –, ancora oggi resta il rammarico di non aver avuto l’intera verità“.