La scomparsa di Elisa Claps è avvenuta il 12 settembre 1993 e per anni la sua sorte è stata un mistero. Fino al ritrovamento del corpo nel sottotetto di una chiesa nel cuore di Potenza, la Santissima Trinità, il 17 marzo 2010 durante dei lavori di ristrutturazione. A scoprire il resti della studentessa 16enne, 17 anni dopo la sparizione, sarebbero stati alcuni operai impegnati sul posto. Da quel momento, la famiglia della giovane ha avviato una battaglia per conoscere tutta la verità sulla morte di Elisa Claps e su come sia stato possibile tenere nascosto il cadavere addirittura in un luogo di culto senza che nessuno ne fosse a conoscenza oltre al killer, Danilo Restivo.



Il fratello, Gildo Claps, insieme ai parenti si è opposto alla riapertura della chiesa, datata 24 agosto scorso: Ennesima offesa a mia sorella“, il suo commento, mentre la comunità potentina si è divisa tra favorevoli e contrari. La famiglia di Elisa Claps ha affidato a diversi organi di stampa il dolore per la decisione di riaprire le porte della chiesa e ha spiegato che non c’è stata, ancora oggi, una seria risposta su tutti i lati oscuri relativi all’occultamento del cadavere della 16enne. Possibile che nessuno abbia mai visto quel corpo prima del ritrovamento ufficiale? Chi aveva interesse a nascondere la verità? Sono solo due delle atroci domande che mordono la mente e il cuore della famiglia di Elisa Claps da quando è iniziato l’incubo.



Elisa Claps, il fratello Gildo: “La Chiesa abbia il coraggio di raccontare la verità di quei 17 anni”

La Chiesa potentina abbia il coraggio di raccontare la verità di quei 17 anni, degli anni precedenti al ritrovamento e, soprattutto, quello che è più grave, degli anni successivi al ritrovamento“, aveva dichiarato il fratello di Elisa Claps nel 2021  in una intervista rilasciata a La Siritide. Gildo Claps ha ribadito la rabbia e il dolore per i decenni di silenzi, depistaggi e omissioni che hanno minato il difficile percorso verso la verità sull’omicidio della 16enne e le fasi seguenti al delitto.



C’è sempre stata una negazione granitica – aveva sottolineato in merito all’orizzonte della riapertura della chiesa della Santissima Trinità di Potenza – di qualsiasi responsabilità avuta nell’occcultamento e anche nei ritardi del ritrovamento. È inaccettabile il fatto che noi possiamo farci scivolare una richiesta di questo tipo. Siamo assolutamente contrari e lo ribadiamo ancora una volta“. Il 12 settembre scorso, a 30 anni dall’inizio del dramma, la famiglia di Elisa Claps ha voluto ricordarla sempre attraverso le parole del fratello Gildo riportate dall’Ansa: “Il peso dei 30 anni si sta facendo sentire e ci arriviamo nel modo peggiore con la riapertura della chiesa che ha accentuato le ferite che già erano profonde e che ci ha profondamente offesi (…). Io e la mia famiglia abbiamo fatto il possibile per restituire la verità, ci siamo riusciti in parte, adesso è giusto che ne resti memoria. Credo – ha concluso – che vi sia stata una presa di coscienza da parte della città di Potenza, di persone che magari si sentono responsabili anche per il solo fatto di non essere stati partecipi e questa è una cosa che non avevo mai notato in questi anni“.