Un ambulatorio medico dedicato a Elisa Claps in Africa: lo annuncia il fratello della giovane uccisa a Potenza nel 1993, Gildo Claps, attraverso un videomessaggio in cui spiega che il sogno della ragazza, quello di diventare medico e aiutare le persone in difficoltà, si tradurrà in qualche modo in realtà con la realizzazione di un dispensario a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo.
Come spiega Pablo Trincia su Instagram, la famiglia di Elisa Claps ha deciso di devolvere al progetto l’intero compenso ricevuto per la fiction Rai. “Sono davvero molto felice – ha dichiarato Gildo Claps – di annunciare che il sogno di Elisa di diventare un medico e di poter operare al servizio degli ultimi e dei più deboli in Africa si potrà tradurre in un progetto, fortemente voluto dalla mia famiglia, intitolato ‘Il cuore di Elisa nel cuore dell’Africa’. Grazie a un’associazione di volontariato, ‘Vis’, realizzeremo un dispensario in una delle terre più martoriate e più povere, attraverso la costruzione di un’area attrezzata con apparecchiature medicali per la medicina generale, e questo dispensario porterà il nome di Elisa. Spero che, ancora una volta, potrete aiutarci a realizzare il sogno di Elisa e che il suo sorriso possa arrivare alle popolazioni così martoriate, grazie”.
Elisa Claps: uccisa e nascosta in una chiesa, il corpo ritrovato dopo 17 anni
La battaglia della famiglia di Elisa Claps per scoprire tutta la verità sulla morte e sull’occultamento del cadavere della 16enne è incessante. Nonostante l’arresto e la condanna definitiva a 30 anni di carcere dell‘assassino, Danilo Restivo, secondo i parenti della giovane sono ancora troppe le ombre sul caso e c’è chi sa ma tace. Qualcuno, ha sottolineato il fratello della vittima, Gildo Claps, sa come è stato possibile tenere nascosto il corpo della ragazza per così tanto tempo e come è arrivato nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza dove è stato ritrovato, il 17 marzo 2010, a 17 anni dall’inizio del mistero.
Il giallo di Elisa Claps era iniziato il 12 settembre 1993. “La Chiesa potentina abbia il coraggio di raccontare la verità di quei 17 anni, degli anni precedenti al ritrovamento e, soprattutto, quello che è più grave, degli anni successivi al ritrovamento“, ha dichiarato il fratello di Elisa Claps nel 2021 in una intervista rilasciata a La Siritide. “C’è sempre stata una negazione granitica – ha aggiunto in merito alla contestata riapertura della chiesa della Santissima Trinità di Potenza – di qualsiasi responsabilità avuta nell’occcultamento e anche nei ritardi del ritrovamento. È inaccettabile il fatto che noi possiamo farci scivolare una richiesta di questo tipo. Siamo assolutamente contrari e lo ribadiamo ancora una volta. La riapertura della chiesa che ha accentuato le ferite che già erano profonde e che ci ha profondamente offesi (…). Io e la mia famiglia abbiamo fatto il possibile per restituire la verità, ci siamo riusciti in parte, adesso è giusto che ne resti memoria. Credo – ha concluso – che vi sia stata una presa di coscienza da parte della città di Potenza, di persone che magari si sentono responsabili anche per il solo fatto di non essere stati partecipi e questa è una cosa che non avevo mai notato in questi anni“.