Una fuoriclasse della scherma, del fioretto, una campionessa che non s’arrende mai: dopo gli ori delle Olimpiadi di Londra e l’argento di Rio, Elisa Di Francisca vuole stupire ancora alle prossime Olimpiadi di Tokyo. A 36 anni la schermitrice jesina è tornata a gareggiare, in questa duplice dimensione di sportiva e mamma a cui tiene tantissimo, ma non solo. Elisa Di Francisca infatti è anche volto del progetto “Verso il Sol Levante”, che promuove interventi a scopo benefico in realtà italiane in cui è difficile fare sport. Oltre però a tale iniziativa, Elisa Di Francisca fa in questi giorni ancor far parlare di sè vista la convocazione per i prossimi Europei di Scherma di Dusseldorf. Prima quindi che parta per la Germania abbiamo sentito proprio Elisa Di Francisca: eccola in questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net.



Due anni di inattività e subito una vittoria al rientro in Coppa del Mondo ad Algeri: Elisa Di Francisca è sempre la numero uno. Questa vittoria per me è stata molto importante, perché arriva dopo circa due anni di assenza dalle gare e dopo la gravidanza. Non mi sentivo prontissima al livello fisico ma, mentre ero in pedana, ho capito che potevo farcela. Ho conquistato la medaglia d’oro non solo perché non avevo perso nulla sia a livello tecnico che mentale, ma ho scoperto anzi di avere una nuova spinta e una diversa motivazione. Vedere il mio piccolo Ettore, in braccio a mio padre, che mi guardava, mi ha dato tutta la forza utile per conquistare il gradino più alto del podio. Questo era tutto quello che desideravo.



Come ha gestito questo periodo lontano dalle gare, sia dal punto di vista fisico che mentale? Durante la gravidanza avevo preso un po’ di chili di troppo, così, dopo un brevissimo periodo di riposo, ho camminato molto, sono andata in piscina e praticato anche pilates. Poi ho iniziato di nuovo ad allenarmi, facendo ovviamente attenzione al carico di lavoro e all’intensità, perché stavo allattando Ettore. Devo dire che in questa fase mi hanno aiutato molto i consigli della mia preparatrice atletica Annalisa Coltorti. Forse la parte che mi mancava di più a livello mentale era proprio gareggiare e sentire l’adrenalina di quei momenti. In generale però ho vissuto questo periodo molto serenamente.



In questo senso quanto è stata importante la maternità? Quanto è importante suo figlio Ettore nella sua sfera di valori della vita? Diventare madre era il mio sogno e finalmente l’ho realizzato. Mio figlio è la cosa più importante della mia vita, insieme ad Ivan.

E quali sono i motivi che l’hanno spinto a ritornare alle gare a 36 anni, un’età certo non così giovane per un’atleta. All’inizio devo dire che non ero per niente sicura di voler continuare. Ero molto presa e non volevo pensare a nulla che non fosse mio figlio. Poi ho capito che la scherma mi mancava e, nonostante davvero potevo considerarmi appagata, perché avevo già vinto molto, la maternità mi ha dato nuovi stimoli e motivazioni per continuare a gareggiare.

Una carriera eccezionale: le Olimpiadi di Tokyo sono l’obiettivo principale nel suo futuro? Il mio prossimo obiettivo, e per cui sto già lavorando facendo le gare di qualificazione, è partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ovviamente l’obiettivo è portare a casa una medaglia e vorrei che fosse un’Olimpiade memorabile perché probabilmente sarà la mia ultima.

Quali sono gli altri obiettivi? I Mondiali a Budapest a luglio e la Coppa del Mondo.. a cosa punta particolarmente? Punto a fare del mio meglio e a dare il massimo nei prossimi appuntamenti dei Mondiali e della Coppa del Mondo, perché saranno importanti per realizzare il mio sogno e per centrare l’obiettivo di staccare il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020.

Crede che la nazionale italiana di fioretto sia sempre la più forte, cosa pensa delle sue compagne di squadra? La nazionale italiana di fioretto sarà ancora la più forte perché le giovani stanno crescendo bene e poi noi abbiamo la fortuna di essere diverse l’una dall’altra perché ci alleniamo e cresciamo nei club di tutta Italia, ognuno con la propria storia e formazione.

Quali sono le avversarie e le nazioni più forti da temere particolarmente? Per quanto riguarda le avversarie ho sempre detto che l’avversario più grande di me stessa sono io. Le Nazioni più forti in generale sono la Russia, l’America e la Francia.

Ha una metodologia di allenamento che segue per le sue gare, magari anche dal punto di vista psicologico? Per il grande traguardo delle Olimpiadi mi alleno tutti i giorni con una media di 5/6 ore al giorno. L’allenamento del mattino è dedicato alla parte fisica ed è caratterizzato dalla lezione con il maestro (durata di circa 3 ore), mentre quello del pomeriggio sono concentrata sugli assalti con i ragazzi (anche qui 3 ore circa). Dal punto di vista psicologico non seguo un metodo di allenamento particolare. Pratico però sedute di yoga nei periodi molto intensi di lavoro per rilassarmi, ma in generale e per fortuna, non ho avuto mai lo stress come avversario per fortuna. La soluzione, almeno per quanto mi riguarda, è che la serenità arriva se ho dato sempre il massimo e non ho nulla da rimproverarmi. Infine il mio compagno Ivan è la mia arma segreta per tenere sotto controllo eventuali ansie.

Come ha iniziato a fare scherma? Perché poi ha scelto proprio il fioretto? Ho iniziato a tirare di fioretto quando avevo solo 7 anni nella famosa scuola del maestro Triccoli a Jesi. La scuola è stata fucina di tanti campioni come Cerioni, Trillini e Vezzali. Prima della scherma avevo provato la danza a 5 anni, ma poi ho scoperto la mia vera passione. Ho scelto proprio il fioretto perché Jesi è la sua patria. Diciamo che avevo un po’ il destino segnato.

Qual è stato o quali sono stati i momenti più belli della sua carriera? Sicuramente il momento più bello della mia carriera, fino a questo momento, sono state le Olimpiadi di Londra 2012, dove ho conquistato 2 medaglie d’oro, una individuale e l’altra a squadre. Poi, anche le Olimpiadi di Rio 2016 sono state indimenticabili, perché ho portato a casa una medaglia d’argento e tantissimi bei ricordi.

Le piacerebbe diventare maestra di scherma? Cosa pensa di fare dopo la fine della sua carriera? Non ho ancora deciso cosa farò a fine carriera, lo deciderò quando sarà il momento. Intanto posso dire sicuramente che farò qualcosa che mi infonde adrenalina e carica positiva.

Quanto deve alla tradizione della scuola di scherma di Jesi? Cosa pensa delle campionesse che l’hanno fatto grande? Devo molto alla scuola di scherma di Jesi. Sono cresciuta allenandomi e guardando sputare sangue grandi campionesse… Senza di loro non sarebbe stato possibile tutto ciò. E’ la mia seconda casa praticamente.

Quanto è poi legata alla sua città Jesi? Mi sento legatissima alla mia terra (ho aperto anche il mio profilo Twitter con il nome @elisalovesjesi). Viaggio tantissimo ma il posto dove vorrei sempre tornare è Jesi, dove sono i miei familiari, i miei amici, dove ho iniziato tutto e, dove da poco sono tornata anche ad allenarmi nei ritiri.

Quanto è importante la famiglia per Elisa Di Francesca? Come si concilia il ruolo di mamma e atleta? Se penso a cosa vorrei veramente è aver saputo conciliare bene l’attività di mamma con quella sportiva. Ho aperto anche un Blog “Mammatleta” per raccontare tutto questo e per confrontarmi con le donne-mamme in generale, non solo mamme sportive che, nonostante tutto sono in grado di fare e portare avanti mille attività.

Tutti ricordano la bandiera europea che portò sul podio a Rio: quanto è importante per lei l’Europa? Non è una questione politica come si è potuto pensare in quei momenti, è solo un modo per dire che dobbiamo essere tutti uniti contro un nemico comune, il terrorismo, ad esempio. L’Europa ci rappresenta e dovrebbe essere non solo una bandiera ma un’entità vera per far fronte comune ad attacchi come quelli che ci sono stati.

E’ impegnata in diversi progetti sociali, ce ne può parlare? Quali? Sono legata da tempo a WeWorld Onlus, con cui ho partecipato a un meraviglioso viaggio nell’autunno del 2012 in Africa e ultimamente ho preso parte al progetto fotografico “Effetti collaterali” di Isabella Balena, con uno scatto con il piccolo Ettore. Il progetto racconta come l’empowerment femminile può portare cambiamenti concreti nella vita di tante donne vittime di discriminazioni e violenze. Sono anche madrina del progetto di sensibilizzazione “Mieloma ti sfido” promosso dall’AIL, per combattere il Mieloma Multiplo. Sono anche madrina del progetto “Fast Breast Check” per la validazione di un nuovo dispositivo per lo screening mammografico.

Ha dei sogni che vorrebbe realizzare? Sì, il prossimo e imminente sogno da realizzare è sposare il mio compagno Ivan e far portare le fedi al piccolo Ettore! E poi dopo l’altro grande sogno delle Olimpiadi, ci sarebbe in cantiere la nascita di un altro figlio, una sorellina o un fratellino per Ettore. Facciamo però una cosa alla volta.

Elisa Di Francisca è protagonista d’eccezione insieme ad altre 3 campionesse dello sport italiano, Sara Cardin (Karate), Irma Testa (Boxe) e Arjola Dedai (Atletica Leggera Paralimpica) del progetto di comunicazione “Verso il Sol Levante”, promosso da Juice Plus+, azienda globale che opera in più di 20 Paesi, presente in Italia da oltre 20 anni. Gli obiettivi del progetto sono quelli di celebrare uno stile di vita sano e la dedizione degli atleti italiani alle Olimpiadi di Tokyo, attraverso un grande progetto di sport e solidarietà. Infatti “Verso il Sol Levante” avrà anche una declinazione di Corporate Social Responsibility, grazie a un piano di donazioni che prenderà il via già nel 2019 con vari interventi in realtà italiane in cui è difficile fare sport. Gli interventi consisteranno in donazioni di materiali e attrezzature che possano aiutare associazioni sportive in difficoltà a continuare a operare sul territorio incentivando la pratica sportiva.

(Franco Vittadini)