La regista e scrittrice Elisa Fuksas l’avevamo incontrata lo scorso dicembre nello speciale di Natale per “Inside”: la figlia del grande architetto Massimiliano Fuksas aveva raccontato la sua particolare conversione ‘completatasi’ all’età di 40 anni dopo il dramma della malattia scoperta il 26 febbraio 2020 (un tumore alla tiroide, ndr), praticamente in contemporanea del lockdown per l’inizio della pandemia Covid. L’incontro con il Cardinale di Firenze Giuseppe Betori ha cambiato la sua vita e quella dei suoi genitori Massimiliano e Doriana, sposati nel 2016 nel Duomo di Firenze: è l’arcivescovo ad aver presentato ad Elisa il suo padre spirituale Don Elia con il quale è cominciato il lungo percorso di conversione che l’ha portata ai sacramenti nei mesi scorsi.



Oggi a “Repubblica” nella bella intervista di Dario Cresto-Dina la regista di “iSola” racconta i dettagli di questi particolarissimi mesi vissuti tra la fede e la malattia: «Credere cambia prospettiva, per me poi non è una promessa di salvezza ma il tentativo di vivere più a fondo oggi. Con più serietà. Questo non vuol dire diventare un’altra, rinnegare il prima o chissà cosa. Per me è stato un atto fondativo, sono nata due volte». Dio alla porta di Elisa si è “presentato” più volte nel corso degli anni, da ultimo con una promessa di matrimonio in Chiesa dall’attuale fidanzato, per la prima volta invece quando era bambina: «Mi sentivo più libera e più figa a non sapere le preghiere, a non dover andare a messa la domenica mattina. Poi quando ho capito che poteva essere una alternativa alla paura, della morte soprattutto, ho deciso di avvicinarmi a qualcosa che non avevo mai pensato destinato a me».



LA FEDE E L’INCONTRO DI ELISA FUKSAS

Elisa racconta della sua esperienza cristiana come una straordinaria avventura, avvenuta pur nella semplicità di una vicenda personale non “traumatica” come quelle di altri convertiti nella storia della cristianità: «Non è una storia meravigliosa, quella di Gesù, soprattutto per chi di storie vuole vivere? Un Dio che si fa uomo, che si fa povero, si sacrifica muore e risorge, che vince la morte per starci sempre vicino». Il cancro è stato un passaggio ostico ma decisivo per compiere un ulteriore passo nell’avvicinarsi al Signore, racconta sempre a “Repubblica” «Avrei potuto odiarlo Dio, invece mi pareva una cosa normale, ammalarsi. Una cosa in fondo vitale, orrenda e spaventosa, ma vitale. Umana». Una storia tanto bella quanto personale, con pure molti dubbi che permangono specie sul rapporto con la Chiesa: «Mi sento cristiana, non cattolica. Mi piace l’origine, mi piace Cristo. Gesù è un grande rivoluzionario, irresistibile ribelle, liberatore, che istilla un principio nuovo nel mondo e nelle sue relazioni: il mistero dell’amore. Che oltre la retorica è la forma più evoluta di interazione, per me, tra esseri umani». Per Elisa Fuksas credere ha a che fare più col dubbio che non con il dogma: «Non è aderire a una serie di norme e precetti quanto trovare una direzione convincente in questa vita a tratti parecchio insensata. Non è morale. Non è ideologia. Credere però alla fine per me significa avere fiducia nella parola. Di Dio. E dell’uomo che è diventato». Parafrasando il titolo dell’incontro-testimonianza fatto a “Inside” per IlSussidiario.net, «è possibile vivere così» ed Elisa lo testimonia ora tutti i giorni con la propria fede.

Leggi anche

SANTA MESSA E ANGELUS RAI 1 OGGI 17 NOVEMBRE 2024/ Papa Francesco: “cristiani non si dimenticano dei poveri”