Elisa Fuksas: “Vi racconto il mio ultimo libro”

Elisa Fuksas, regista e scrittrice, racconta a “Di Buon Mattino” su Tv2000 il suo nuovo libro, “Non fiori ma opere di bene”: “Il libro è a metà tra vero e falso, immaginato, possibile, desiderato. È la ricerca della tomba di mio nonno paterno al Verano, che si è spostato dalla Lituania a Roma negli anni ’40. È venuto a Roma, ha conosciuto mia nonna, ha fatto un figlio e dopo sei anni è morto. È morto nel ’50, è stato sepolto nella tomba della moglie. Mio padre da piccolino lo andava a trovare ma poi nessuno è più andato. Così io mi sono posta la domanda e sono voluta andare a trovarlo al Verano. Per due anni ho cercato una cosa che doveva essere lì ma che continuavo a non vedere. Ho cercato attraverso la burocrazia e ho scoperto cose di cui parlo nel libro”.



Come racconta la scrittrice, tutto, dal momento in cui ha iniziato la scrittura del libro, ha cominciato a parlarle di ciò che stava facendo: “Nel momento in cui ho deciso di scrivere questo romanzo, che è un romanzo su cosa significhi diventare un fantasma, la cosa che mi ha impressionato, tutto intorno a me faceva parte della mia storia. Un esempio molto semplice ma pratico: la mia vicina non aveva mai lavorato in vita mia e un giorno mi urla dal balcone ‘Elisa, ho preso un banco di fiori al Verano‘. È un libro simpatico. È come se diventi un epicentro di storie che vogliono venire al mondo”.



Elisa Fuksas: “Mi sono avvicinata alla morte”

Elisa Fuksas spiega che questo viaggio, le è servito in parte per riscoprire le sue origini: “Questo signore, mio nonno, di cui io so poco e niente. Era ebreo, poi è diventato cattolico per salvarsi la vita. Non lo facevano lavorare come medico perché era straniero, lavorava di nascosto. Sono storie abbastanza bestiali. È come se tu riconosci un pezzo del Dna. Non è un libro nostalgico, il passato resta misterioso e non lo conosco ma è fondato”.

La scrittrice ha utilizzato questo viaggio per imparare a cambiare punto di vista: “Alla fine credo che sia un esercizio sul punto di vista questo libro. La ricerca di questa tomba, con il finale che non dico, mi ha insegnato a cambiare il punto di vista per far sì che le cose tornino ad avere un senso. È un esercizio. Io sono terrorizzata dalla morte, però la frequentazione della morte è come un esercizio spirituale e ovviamente nella nostra società è quello che non possiamo fare. Non possiamo invecchiare, non possiamo morire, siamo rimossi dalla morte. Quindi iniziare a frequentare la morte, e trovare la sua vitalità nel Verano, dove c’è chi corre, chi legge, chi vive, è stata una scoperta”.