Avere la consapevolezza di avere poco tempo da vivere quando si è ancora giovanissime e con una figlia da crescere non può che essere devastante. È un’esperienza che Elisa Girotto si è trovata a dover affrontare in uno dei momenti più belli della sua vita, a poco più di un anno dalla nascita della sua bambina, Anna. La quarantenne, a cui era stato diagnosticato un tumore al seno inguaribile, non si è però persa d’animo e ha affrontato tutto con lucidità cercando di lasciare un ricordo di sè alla figlia, che lei aveva tanto desiderata. Da lì l’idea di preparare per lei diciotto regali, uno per ogni compleanno, raccontata nel film omonimo.



La donna ha così trascorso i suoi ultimi giorni acquistando i doni, anche quando era allo stremo delle forze: “Mentre lei era ricoverata il corriere veniva a casa un giorno e un giorno no per consegnare i pacchi – ha raccontato il marito, Alessio Vincenzotto al ‘Corriere della Sera’ -. Li scartavo e dentro trovavo vestiti di tutte le età, libri, bambole e giochi didattici. ‘Chi è che ce li manda, Elisa?’, le avevo chiesto. Lei allora mi ha spiegato che erano i suoi regali per nostra figlia. e che io avevo il compito di impacchettarli e darglieli al momento giusto”.



Alessio e Anna Vincenzotto: il loro ricordo di Elisa Girotto

E ovviamente nei suoi ultimi istanti di vita Elisa ha pensato alla sua bambina: “Era incosciente da tre giorni. Ci eravamo già salutati, sapeva a cosa stava andando incontro. Il suo ultimo pensiero è stato per Anna – ha raccontato ancora Alessio. La donna avrebbe avuto sposare il compagno a settembre, ma consapevole di non avere troppo tempo davanti ha anticipato tutto ad agosto.

L’uomo non l’ha mai abbandonata, ma quello che la preoccupava maggiormente non era l’idea di morire, ma quella che la figlia non avesse alcun ricordo di lei: “Era terrorizzata dal fatto che la bambina potesse perdere il ricordo della sua voce. Per questo aveva iniziato a incidere dei messaggi. Finché non è entrata in coma. Eravamo due adulti, forse anche abbastanza disillusi. Ma abbiamo capito molto presto che il nostro era stato un incontro speciale, di quelli che ti rivoluzionano la vita. Elisa mi diceva sempre: devi sorridere. Il sorriso è bello per chi lo fa e bello per chi lo riceve”.