ELISABETTA BELLONI VA VIA “SENZA SBATTERE LA PORTA” MA SPIEGA PERCHÈ ORA LE DIMISSIONI

Dimissioni sì ma senza “ire” o “bizze” come era stato ricostruito in questi giorni nel vasto tritacarne mediatico attorno all’uscita di scena di Elisabetta Belloni come direttrice del DIS, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza: l’ambasciatrice in un colloquio con Fiorenza Sarzanini sul “Corriere della Sera” sottolinea perché il suo passo di lato pochi mesi prima della scadenza del suo mandato (scadeva nel maggio 2025), nel pieno del “caso Cecilia Sala” (nel frattempo risolto appena poche ore dopo con la liberazione della giornalista e il ritorno in Italia, qui la notizia in diretta) e con qualche “rumors” su eventuali scontri con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e il Sottosegretario con delega ai Servizi Segreti, Alfredo Mantovano.



Belloni alla vicedirettrice del “Corriere” racconta che il suo rompere il riserbo auto-promessosi arriva dopo le tante ricostruzioni fatte in questi giorni sulla gestione dell’intelligence italiana: «non vado via sbattendo la porta», spiega l’ormai ex direttrice, in carica fino al prossimo 15 gennaio 2025. C’è stato un netto chiarimento con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo che prima di Natale l’ipotesi delle dimissioni erano state “posposte” di qualche settimana: con la leader FdI e con il suo Sottosegretario a Palazzo Chigi c’è stato chiarimento duplice in pochi giorni, con toni molto più “posati” e che porteranno ad una transizione «tranquilla», senza alcun «scossone». Davanti ad un possibile incarico in arrivo presso la Commissione Europea (si vocifera anche per un diretto interessamento della Presidente Von der Leyen), se nel giorno delle dimissioni v’era stato un “no” secco e categorico, oggi al “Corriere” arrivano alcune aperture da parte dell’ambasciatrice: «Sarebbe un onore», confessa Belloni seppure ribadisce che al momento nulla è stato deciso e verrà valutato solo dopo lo scadere del mandato “dimissionario”.



CASO SALA E TENSIONE TAJANI-MANTOVANO: COSA HA DETTO L’ORMAI EX DIRETTRICE DEI SERVIZI SEGRETI

Ambasciatrice, donna forte alla Farnesina, stimata da tutti gli ultimi Governi (e dal Quirinale), tanto da rappresentare sempre un’opzione per un incarico come Ministro o come addirittura successore di Mattarella alla Presidenza della Repubblica: Elisabetta Belloni ha sempre avuto un rapporto diretto e di stima con la Premier Meloni, che l’ha scelta nel difficile ruolo di “sherpa” ufficiale del G7 durante la Presidenza italiana da poco terminata. È proprio dopo l’incarico concluso che sono iniziate le “voci” su un possibile posto nel Governo al posto del dimissionario Raffaele Fitto, attuale vicepresidente UE: qui Belloni spiega che «gli ultimi mesi di mandato sarebbero stati un vero e proprio stillicidio».



L’opposizione di Tajani alla nomina di Belloni come post-Fitto, e le resistenze di Mantovano contro il vicepremier e leader di FI, sono state chiacchierate per giorni sui quotidiani, facendo alla fine propendere per le dimissioni anticipate della ormai ex direttrice del DIS: «faccio il mio lavoro e non è obbligatorio piacere a tutti o andare d’accordo con tutti. Purché questo non metta in discussione i risultati, come infatti non è avvenuto». Le voci sul futuro di Belloni, i rumors e il “toto-nomi” avrebbero infine convinto l’ambasciatrice alle dimissioni, senza appunto «sbattere la porta». Capitolo Cecilia Sala, appena poche ore prima della liberazione in Iran quando Belloni ancora non poteva sapere (o non poteva dire, ndr) l’esito positivo: secondo l’ex n.1 degli 007, la trattativa non ha pesato sulle dimissioni anche se confessa di essersi sentita male nel venire dipinta «come una che scappa o addirittura che va via lasciandosi macerie alle spalle».