Nonostante oggi anche personaggi come Mick Jagger e Paul McCartney piangano la morte della regina Elisabetta II con dichiarazioni piene di sconforto e affetto, ovviamente il mondo del rock per sua stessa natura ha sempre deriso, attaccato e criticato la monarchia. Questo nonostante siano stati concessi loro alcuni dei massimi riconoscimenti, nominandone molti, i Beatles per primi, addirittura baronetti dell’Impero cosa che scandalizzò molti conservatori e aristocratici. Come si sa, la lista dei nuovi baronetti viene compilata dal primo ministro, ma è il re o la regina in carica a accettarla. Pare che il merito principale dei Fab Four fosse quello di aver dato un tale impulso positivo all’economia di un paese in crisi cronica da meritarsi la carica di “Sir”. Anni dopo, un sempre più politicizzato John Lennon avrebbe restituito l’onorificenza accusando il suo paese di coinvolgimento nella guerra in Vietnam. Anche Mick Jagger, anni più tardi, ricevette il medesimo trattamento. E furono proprio i Rolling Stones, in piena era psichedelica, a prendersi gioco della monarchia, intitolando un loro disco del 1967 Their Satanic Majesties Request, identificando la regina nientemeno che con Satana (la frase prendeva spunto da quella che appare sui passaporti inglesi, “Her Britannic Majesty requests and requires…). I Beatles, in particolare, Paul McCartney, che erano sempre stati un gruppo di bravi ragazzi, invece fecero il loro tributo con Her Majesty che appare alla fine del loro ultimo disco, Abbey Road, una delle poche canzoni pop che fa riferimento alla Regina in modo da neutro a positivo. Qui, Sua Maestà è una “bella ragazza” anche se “non ha molto da dire”. Gli anni 70 ovviamente con l’avvento del punk furono molto peggio e la Regina divenne obbiettivo di critiche e insulti. Nell’anno del Giubileo d’argento, i primi 25 anni di monarchia di Elisabetta, il 1977, i capo fila del movimento punk i Sex Pistols pensano bene di sparare a zero sulla monarchia con God save the Queen, che dell’inno nazionale ha solo la frase. Il Regno Unito di quel periodo storico era un paese devastato da una terribile crisi economica e in meno di tre minuti il gruppo raccolse tutta la rabbia popolare con disprezzo e disgusto: “Dio salvi la regina Il regime fascista Ti hanno reso un idiota Una potenziale bomba H Dio salvi la regina Non è un essere umano e non c’è futuro E l’Inghilterra sta sognando”. L’irriverente Morrissey, alcuni anni più tardi, con il suo gruppo The Smiths, fa anche di peggio augurandosi che The Queen is dead, la regina sia morta, raffigurando la morte dei reali con un omicidio (ispirato a un episodio realmente accaduto, quello nel quale un certo Michael Fagan scavalcò i cancelli reali finendo addirittura nella camera da letto di Elisabetta, nel 1982). Billy Bragg, cantautore rigorosamente di sinistra, si esprime invece teneramente con la sua Rule no reason, vedendo il sovrano come una figura tragica più che odiosa: “La regina sul suo trono suona i dischi di Shirley Bassey quando è da sola E guarda fuori dalla finestra e piange”, canta su fisarmoniche lugubri. La povera e sola Liz. Naturalmente, c’è stato un gruppo rock che come nome ha voluto mettersi a pari di Elisabetta, i Queen di Freddie Mercury.



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