Non bastava la polemica sulla “spia” e il test che avrebbe sostenuto l’ex Ministra della Difesa, il caso politico esploso in giornata è assai più “roboante” e rischia di vedere uno scollamento definitivo tra Elisabetta Trenta e il Movimento 5 Stelle dopo le frizioni per la mancata riconferma alla Difesa. Sul Corriere della Sera si attacca l’ex Ministra che avrebbe tenuto per sé la casa che aveva in dote quando era Ministro del Governo: «la Trenta avrebbe mantenuto l’alloggio assegnatole, in centro a Roma, dal Ministero della Difesa anche dopo la formazione del nuovo governo», attacca il quotidiano ma passano poche ore e arriva la prima replica diretta della stessa Trenta «Da ministro ho chiesto l’alloggio di servizio perché più vicino alla sede lavorativa, nonché per opportune esigenze di sicurezza e riservatezza», scrive su Facebook l’ex avversaria di Salvini sul tema immigrazione, «Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento. Succede però – precisa ancora l’ex ministro – che nel frattempo lo stesso appartamento sia stato riassegnato a mio marito che come è noto è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato». I 5Stelle prendono ufficiale distanza dalla loro ex Ministra, in particolare Di Maio fa sapere «Sicuramente il marito avrà il diritto all’alloggio, ma sarebbe opportuno che Trenta lasci quella casa e poi il marito farà la richiesta per ottenere l’appartamento come tutti gli ufficiali dell’esercito, seguendo la normale graduatoria». In generale nel M5s – e tantomeno nelle opposizioni – nessuno crede alla versione della Trenta che resta così sostanzialmente isolata per la seconda volta, dopo la “bocciatura” da titolare della Difesa. (agg. di Niccolò Magnani)
TRA SPIONAGGIO E POLITICA
Ministro della Difesa dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019 del Governo M5s-Lega, Elisabetta Trenta voleva diventare una spia: ad affermarlo è Il Giornale, che ricostruisce il percorso dell’esponente del Movimento 5 Stelle. Moglie di un ufficiale dell’esercito a lungo alle dipendenze del generale Giovanni Caravelli, la Trenta voleva diventare un agente segreto 007: come dimostrato da un atto interno all’Aise (ex Sismi), l’ex titolare della Difesa fece domanda di assunzione quando alla guida degli 007 esteri vi era il generale Alberto Manenti. Dopo aver superato il primo scoglio, la politica dovette fare i conti con il colloquio psico-attitudinale, ovvero le verifiche di psicologi e psichiatri sulla solidità caratteriale dei candidati. Un esame che Elisabetta Trenta non superò, dovendo dare addio al sogno di diventare 007 di fronte all’ostacolo più banale…
“ELISABETTA TRENTA VOLEVA DIVENTARE UNA SPIA, MA FU BOCCIATA”
Ma non è finita qui, come riporta Luca Fazzo sulle pagine de Il Giornale: secondo quanto documentano le carte dell’Aise, ad Elisabetta Trenta venne offerta l’assunzione come “articolo 7”, che prevede una assunzione a tempo per seguire progetti specifici alle dipendenze del capo dell’agenzia. E, evidenzia il quotidiano, per questo motivò l’ex ministro rifiutò: il suo referente sarebbe stato Manenti, il cui mandato era in scadenza. E attenzione ai legami tra la Link Campus – Università in cui si è laureata la grillina – ed servizi segreti, al centro del Russiagate: riflettori accesi sul ruolo di Alberto Manenti, a capo dell’ex Sismi quando i servizi Usa chiesero aiuto al Governo italiano per frenare la corsa alla presidenza di Donald Trump. Basti pensare che Il Giornale parla di «love story» tra gli 007 nostrani e «l’università romana fucina dei politici del Movimento 5 Stelle»…