Elisabetta Villaggio, figlia dell’immenso Paolo, è stata intervistata stamane dal programma di Rai Uno, Uno Mattina Estate. Parlando in diretta con Serena Autieri ha raccontato: “Rivedere papà mi fa tenerezza, lo trovo sempre ironico, moderno e divertente, ma soprattutto tenerezza. Ha fatto qualcosa di straordinario? Penso di sì”. Fra poco uscirà un film che racconterà la vita di Paolo Villaggio: “E’ la storia di mio papà da quando aveva 18/20 anni, quando decide di voler fare questo lavoro, fino a che non raggiunge il successo, cose che si conoscono poco”. Elisabetta Villaggio ha lavorato in prima persona alla sceneggiatura: “Bhe è fondamentale visto che alcune cose di Paolo le conoscevo io. Lui era una persona complicata, complessa, piena di energia, molto curioso, aveva voglia di fare tantissime cose, si inventava in continuazione cose d fare, forse anche per paura della noia, una persona particola e affscinante”.
Sull’amicizia con Fabrizio De Andrè, entrambi di Genova: “Erano squattrinati – racconta ancora Elisabetta Villaggio, figlia di Paolo – si conoscevano da piccolini anche se vi sono 7 anni di differenza visto che i genitori erano amici. Si sono trovati da grandi squattrinati, fannulloni, tira tardi, iscritti all’università di legge ma che non amavano quegli studi, quindi avevano questo fuoco dentro che poi hanno dimostrato. Io percepivo che c’era questa amicizia, questa forte empatia, quasi un rapporto da parenti. Hanno scritto due canzoni. Persone diverse? Fino ad un certo punto, avevano un’ironia simile, la vocazione artistica dentro, entrambi si sentivano pesci fuori d’acqua in quel mondo di Genova fine anni ’50, una città un po’ chiusa”.
ELISABETTA VILLAGGIO, FIGLIA DI PAOLO: “I SUOI GENITORI NON ERANO FELICI DELLA SUA VENA ARTISTICA”
Poi Elisabetta Villaggio ha proseguito parlando dei suoi nonni, genitori di Paolo: “I suoi genitori non erano felici del suo lavoro, lo fecero assumere all’Ecosider e poi è stato un po’ di anni in cui appena poteva scappare, poi faceva le sue cose a livello amatoriale di teatro, poi ad un certo punto una sera, mentre doveva sostituire Jannacci che era malato, il direttore del teatro l’ha visto e gli ha detto di sostituirlo. Casualmente quella sera vi era Maurizio Costanzo, poi a fine spettacolo gli ha proposto di andare a Roma a fare un teatrino di proprietà di Costanzo a Trastevere e invece è stato un trionfo”.
Ma quando tornava a casa Paolo Villaggio come era? “Lui portava poco il lavoro a casa, raramente, con il suo cinismo, raccontava cose, esasperandole. Che papà è stato? Non classico, ci siamo spesso scontrati perchè eravamo simili, io non volevo che mi venisse a prendere a scuola perchè ero timido. Io non ero mai Elisabetta ma sempre la figlia di e questo mi seccava”. E ancora: “Fantozzi l’ha considerato sempre un terzo figlio. Io ho fatto una comparsata in un suo film, ero giovanissima e neanche mi si vedeva. Ma non mi è mai venuta voglia di fare questo mestiere, sono negata e poi il confronto era troppo alto, sarei sempre stata la raccomandata. All’inizio è stato uno svantaggio essere sua figlia, oggi invece è un vantaggio perchè mi ha lasciato una grande eredità culturale”.