STELLANTIS COME VOLKSWAGEN? LA SMENTITA DI ELKANN (DOPO LE INSISTENZE DI LEGA E PD)
L’audizione tenuta oggi alla Camera dal Presidente e leader di Stellantis, John Elkann, ha toccato svariati punti all’ordine del giorno nel rapporto tra l’automotive e il Paese italiano, ma uno su tutti “centra” l’attenzione globale di questo particolare momento storico: se dalla Germania (e da Bruxelles) si invita il settore dell’auto a organizzarsi per una sorta di “riconversione” sull’industria bellica – andando incontro al piano di Riarmo UE lanciato da Von der Leyen – la risposta dell’ex Fiat-FCA è al momento nettamente negativa.
Rispondendo alle domande dei parlamentari riuniti con la Commissione Attività Produttive riunite di Senato e Camera, il CEO del gruppo Stellantis smentisce la possibilità che la scelta sia solo tra il rimanere industria automobilistica o bellica: «USA e Cina hanno sia una industria militare molto sviluppata e forte, che un’industria dell’auto di altrettanto valore», spiega Elkann ai parlamentari che incalzavano per conoscere il futuro della produzione automotive nel nostro Paese.
Al di là poi di avere due industrie molto forti, il giudizio del Presidente ed erede del gruppo Agnelli è piuttosto netto sul tema del riarmo: «il futuro dell’auto non lo riteniamo nell’industria bellica». Semmai, rileva ancora John Elkann, un vero sviluppo futuro delle auto Stellantis dipendono a doppio filo dalla politica industriale che l’UE sarà importare nei prossimi anni, specie sul fattore delle risorse spese.
Come a dire, se si proseguirà sul Green Deal e sulle regole pro-elettrico, il futuro potrebbe non prevedere grandi garanzie da parte di Stellantis: di contro invece, ipotizzare un piano strutturale a 360° su tutti i settori potenziali dell’automotive potrebbe vedere un futuro più ideale anche per la sigla figlia della fusione FCA e Peugeot. Sul fronte riconversione e riarmo, tanto la leader Pd Elly Schlein quanto i rappresentanti della Lega hanno insistito nell’ottenere una risposta netta di Elkann, con in particolare la segretaria Dem che aveva parlato in audizione di «propaganda di Stato» nel voler riconvertire l’auto sul fronte difesa, pensando che il Governo Meloni con Stellantis stessero organizzando un progetto del genere.
L’AUDIZIONE DI JOHN ELKANN E LO SCONTRO SUL “RAPPORTO” FIAT-ITALIA. LEGA: “PAROLE VERGOGNOSE, LICENZIATI PER ASSUMERE ALL’ESTERO”
Al di là delle vicende non secondarie nel tema chiave del riarmo, dopo la risposta di Stellantis è ancora Elkann che dall’audizione in Parlamento ha affrontato i tanti altri capitoli legati al futuro della produzione automobilistica in Italia e in Europa: «il nostro Paese ha un ruolo centrale per l’azienda», promette il Presidente di Stellantis, spiegando però come una sorta di difesa d’ufficio che il mercato domestico negli ultimi 20 anni è calato del 30%, con l’occupazione ridotta del 20%, «come Stellantis abbiamo difeso la produzione e l’occupazione degli stabilimenti grazia all’export dei marchi italiani».
È su questo punto che scatta lo scontro a distanza con la Lega che al Presidente Elkann contesta proprio l’eredità di decenni di gestione Fiat e FCA: «vergognosa presa in giro», lamenta la nota del Carroccio dopo l’audizione.
Fiat e poi Stellantis, aggiunge il partito di Matteo Salvini, sono cresciuti anche grazie ai soldi degli elettori italiani, in tutta risposta però si sono ritrovati molti «licenziati» per poter poi investire e assumere all’estero: a tutto questo, l’idea di puntare tutto sull’elettrico ha contribuito «a distruggere il settore dell’auto, in Italia e in Europa». La Lega chiede a Elkann di chiedere scusa ai lavoratori, mentre il presidente della commissione Attività Produttive Gusmeroli – seduto a fianco del CEO questo pomeriggio – fa notare che il parlamento resta ancora oggi il luogo centrale per poter riconnettere lavoro e impresa, «la storia auto italiana e’ storia milioni di lavoratori».
Secondo John Elkann l’Italia senza la presenza di Fiat, FCA e Stellantis avrebbe visto scomparire l’intero settore dell’auto, e per questo lamenta il recente passato di polemiche e critiche: «da oggi il bilancio dare-avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo», conclude il n.1 di Exor e della famiglia Agnelli, puntando ad altre risorse investite nei settori di filiera italiani e negli stabilimenti di produzione auto. Per Stellantis serve intanto potenziare le infrastrutture e fornire più colonnine di ricarica per le auto elettriche, mentre sindacati e i partiti presenti all’audizione lamentano la mancanza di assunzione responsabilità su produzioni, altri marchi e numeri reali dei manufatti prodotti.
Resta dunque capire quale sarà lo sviluppo nei prossimi modelli di auto e di tecnologie avanzate, se la promessa fatta oggi da Elkann avrà reale aderenza con una diretta produzione nel nostro Paese: il ritorno al dialogo con il Parlamento e il Governo Meloni, al netto delle tensioni comunque presenti, restano però la novità principale rispetto al recente passato di scontri diplomatici.