LA MOSSA DISPERATA DI SCHLEIN PER RICOMPORRE IL “CAMPO LARGO” PASSA PER LA PATRIMONIALE DI SINISTRA: “DA FARE BENE”

Se esistesse un manuale “della sinistra” tra le primissime regole in caso di forte difficoltà politica vi sarebbe l’appello a creare/migliorare/affinare la tassa patrimoniale: lo spunto viene dalla recente doppia intervista tv di Elly Schlein, Segretaria nazionale del Pd, che per recuperare il terreno (franato) di un “campo largo” recentemente richiuso da Giuseppe Conte, ecco scodellare la proposta buona per tutte le stagioni economico-politiche. Il prelievo forzoso sulla ricchezza, la tassazione sul censo, senza comprenderne rischi, problematiche ed effettiva presa sulla popolazione.



Non è la prima volta che la leader dem “azzarda” l’argomento patrimoniale per parlare di una tassazione da migliorare e definire, ma è a ridosso della Manovra di Bilancio del Governo Meloni che ora Schlein punta deciso sul tema in grado (forse) di raggruppare maggiori consensi all’interno della coalizione “larga” e finora mai nata. Intervistata da “In altre parole” su La7, l’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna spiega come la patrimoniale non deve essere considerata un tabù dalla politica, «ma dobbiamo farla bene». Lo strappo di Contecon Renzi non si può fare nulla, il campo largo non esiste più») è stato molto più mediatico, ma pure il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni si è opposto con decisione all’ingresso dei centristi nella coalizione di sinistra ed è probabilmente a lui che si riferisce indirettamente Schlein nell’aprire ad un ragionamento politico in grado di attrarre le forze AVS.



“PD, M5S E AVS DA SOLI NON BASTANO”: COSA HA DETTO ELLY SCHLEIN DOPO LO STRAPPO DI CONTE SULLE REGIONALI

Secondo la Segretaria Pd, il “fare bene la patrimoniale” significa in primo luogo andare a colpire miliardari e super-ricchi per poter sistemare una tassazione italiana ancora «iniqua e complessa»: sempre Schlein all’intervista domenicale su La7 aggiunge che il non parlarne come tabù deve finire anche nel campo della sinistra, «Al G20 hanno discusso di un’iniziativa che riguarda i miliardari per una tassazione internazionale o almeno europea». Per questo motivo, secondo Schlein, l’Italia deve farsi apripista di una nuova tassazione con equità “orizzontale”, il contrario di quanto insiste il Governo Meloni che userebbe per la materia fiscale un metodo «corporativo».



Dall’accusa al Centrodestra alle porte aperte alla sua di coalizione, nei giorni in cui il M5s di Conte ha messo una pietra tombale sul campo largo escludendo di fatto i centristi dall’alleanza per le Regionali in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna. L’intervento sulla patrimoniale di Schlein non arriva perciò a caso e la sua tempistica tradisce una mossa semi-disperata di ricondurre tutti nell’ovile progressista: «tanto guadagni, tanto paghi, che è il contrario di quanto dice la destra di Meloni», conclude la leader dem a “In altre parole”. Intervenuta poi ieri al dibattito su SkyTg24 con “Start a Live” è ancora Elly Schlein a tornare sul tema della patrimoniale specificando meglio cosa intenda per “fare bene” la tassa sui redditi: serve per il Pd «Una dimensione europea e internazionale potrebbe rendere lo strumento più efficace», e poi occorre dare segnali a chi vuole fare il “furbo” con l’evasione fiscale.

Nel corso della duplice intervista più volte è stato chiesto a Schlein che futuro possa avere il campo largo ora che Conte ha posto un veto quasi definitivo su Renzi (e anche su Calenda, il quale però tentenna molto di più nell’entrare nell’area progressista): ebbene, la leader Pd non chiude le porte e anzi si appella a tutti i leader del “campo largo” spiegando come senza l’unità generale del Centrosinistra non è possibile arrivare a battere il Governo Meloni. Inizia prendendo distanza da un concetto, quel del “campo largo”, utilizzato dal suo predecessore Enrico Letta «e mai utilizzato da me», prosegue poi sottolineando come «Noi abbiamo lavorato con il M5S e con Avs e da soli non bastiamo». Serve una coalizione “progressista”, insiste Schlein nel ritiene le alleanze fondamentali: ma serve soprattutto piantarla con le liti, su questo è netta la segretaria, «Se gli altri hanno litigi alle spalle, se hanno problemi, questi problemi diventano i nostri. E se dobbiamo fare scelte, come in Liguria, le facciamo». Tradotto, se serve scegliere tra M5s e IV al momento i Dem non hanno dubbi, ma ribadiscono che senza l’allargamento del campo difficilmente si potrà vincere. Certo, insistere su temi politici ed economici non proprio ultra-considivisibili dall’elettorato rischia di essere il vero motivo di uno scollamento con il consenso nazionale, piuttosto di alleanze più o meno larghe…