La recente notizia della comparsa di Elodie tra le modelle protagoniste del nuovo calendario Pirelli 2025 non è passata certo inosservata e tra i tanti che si sono espressi in questi giorni – positivamente o negativamente, a partire da Paola Ferrari – è arrivato anche il commento del sociologo Luca Ricolfi; pubblicato proprio nella giornata di oggi sulle pagine del Messaggero e che mira ad essere – più che una critica vera e propria – un ragionamento su “come le cose possono apparire” agli occhi di chi studia ed osserva la società.
Tralasciando infatti “le sofisticate argomentazioni – scrive Ricolfi – in base alle quali Elodie ritiene che posare per il calendario Pirelli sia un modo di ‘usare la propria libertà di espressione‘, e che questa sia ‘una lotta giusta’”; al sociologo non può che saltare agli occhi “la credenza che, nelle società occidentali, esista e sia dominante il patriarcato” visto che oltre alla politica e all’ideologia “nessuno studioso serio si azzarderebbe mai a usare una categoria interpretativa così inappropriata e inattuale“.
Partendo proprio da qui – infatti – Ricolfi ci tiene a ricordare che il cosiddetto patriarcato (almeno in occidente) è ormai un lontano ricordo, soppiantato già a partire dal 1963 in una società dove “tutte le figure che incarnavano l’autorità e il comando (..) hanno perso ogni prestigio e autorevolezza“; mentre ciò a cui si riferisce Elodie – a suo dire – è “qualcos’altro”, ovvero “la permanenza di modelli, abitudini, atteggiamenti e comportamenti che erano tipici dei maschi quando la società era davvero patriarcale”.
Luca Ricolfi: “Il punto non è il patriarcato ma il capitale erotico che sorregge la società”
Oggi – continua il sociologo ragionando su Elodie e sulle battaglie delle femministe – più che di patriarcato si dovrebbe parlare di una scorretta “concezione della donna, vista come oggetto sessuale che, in ossequio ai gusti maschili, deve conformarsi a terminati standard e modelli di bellezza”; in quello che altri studiosi – e cita in particolare “Catherine Hakim nel saggio Erotic capital, e nel libro Honey Money” – chiamano “capitale erotico“.
Quest’ultimo muove l’intera società che oltre ad essere “ossessionata dal sesso”, lo è anche dal “corpo femminile e, più o meno esplicitamente, dal desiderio maschile”; ma – e piano piano arriveremo anche ad Elodie – quello stesso capitale finisce per essere anche “una formidabile fonte di disuguaglianza fra le donne“, specialmente quando chi siede “al top nella scala della bellezza” – ed è lo stesso sociologo a dire giustamente – cerca di darsi da fare per “valorizzarlo ulteriormente”.
Ricolfi: “Elodie è libera, ma rischia di alimentare il senso di inadeguatezza di donne e ragazza”
Facendo un piccolo passetto indietro, Ricolfi si riallaccia al caso Elodie e tenendo a mente la questione del capitale erotico sottolinea che in questa era super tecnologica e piena di social “una ragazza di trova a combattere su due fronti: da un lato, deve fare i conti con i media che propongono (..) modelli di bellezza stereotipati e irraggiungibili; dall’altro deve fronteggiare la pressione dei maschi” in una vera e propria “trappola che (..) alimenta frustrazione e senso di inadeguatezza” nelle ragazze con un minor capitale erotico.
Dunque, in un contesto in cui i social finiscono per essere “fonte permanente di frustrazione, depressione, ansia, vissuti di inadeguatezza, comportamenti autolesionistici e suicidari”, pur riconoscendo ad “Elodie (..) il pieno diritto di usare il suo corpo come meglio crede e di esporre il capitale erotico di cui la natura l’ha dotata”; il sociologo non di capacita di come – e cita l’attacco della cantante nei confronti di Giorgia Meloni – “può non accorgersi di lavorare per gli interessi degli uomini“.