Elona Kalesha è stata condannata a 30 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Firenze per l’omicidio volontario di Teuta e Shpetim Pasho, genitori del suo ex fidanzato Taulant Pasho, nel novembre del 2015. I loro corpi sono stati ritrovati a pezzi all’interno di quattro valigie soltanto cinque anni dopo in un terreno nei pressi del carcere di Sollicciano.
La trentanovenne di origini albanesi, come ricostruito dal Corriere Fiorentino, all’epoca dei fatti, aveva affittato un appartamento ai due coniugi, che erano arrivati in Italia per salutare il figlio, che sarebbe uscito di prigione la mattina del 2 novembre. Il ragazzo, tuttavia, non arrivò mai a incontrarli, in quanto sparirono poco prima nel nulla. A denunciarne la scomparsa ai carabinieri di Castelfiorentino fu l’altra figlia, Vitore. Il duplice omicidio avvenne presumibilmente la sera dell’1 novembre nell’abitazione di via Fontana. Prima che i loro cadaveri venissero ritrovati nel campo adiacente la superstrada Firenze-Pisa-Livorno, tuttavia, gli indizi che portavano alla donna erano stati trascurati.
Elona Kalesha condannata a 30 anni: il movente
Il ritrovamento dei corpi Teuta e Shpetim Pasho nelle quattro valigie ha fatto sì che le indagini sulla scomparsa venissero riaperte ed esse hanno portato subito a Elona Kalesha, ora condannata dalla Corte d’Assise di Firenze a 30 anni di reclusione per duplice omicidio volontario, occultamento e distruzione di cadaveri (per quest’ultimo dovrà pagare un risarcimento ai figli dei due coniugi). La Procura aveva chiesto l’ergastolo. “Elona non ebbe alcuna pietà per le vittime, che si erano affidate a lei”, avevano detto le pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti in aula.
Secondo quanto ricostruito, il movente dell’omicidio sarebbe da ricondurre al fatto che Teuta e Shpetim Pasho avevano scoperto che la donna era rimasta incinta di un altro uomo mentre loro figlio era detenuto e che aveva abortito quattro giorni prima. L’assassina temeva che avrebbero potuto rivelarglielo. È per questo che li avrebbe uccisi. Taulant da parte sua non ha voluto rilasciare dichiarazioni dopo la sentenza.