Con una lunga lettera pubblicata su “La Stampa” l’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero scrive al leader della Cgil Maurizio Landini in merito alle discussioni sulla riforma pensioni: in particolare, dopo la rottura del tavolo ieri tra sindacati e Premier Draghi, la distanza tra il Governo e Cgil-Cisl-Uil alla vigilia della Manovra di Bilancio si è fatta siderale.



La professoressa firmataria dell’ultima grande riforma pensioni che ha elevato l’età di uscita dal lavoro (67 anni) si rivolge così ai sindacati che con forza (assieme anche alla Lega di Salvini, ndr) si oppongono ad un ritorno alla legge Fornero: «pensate ai giovani […] un tasso di disoccupazione tra i più alti in Europa sono spesso costretti a cercare altrove le opportunità». Per l’ex Ministro, le rivendicazioni della Cgil sono incomprensibili: «Cos’ha a che fare con l’uscita da quota 100 e con la ripresa di un percorso di innalzamento dell’età pensionabile? Impossibile non vedervi il venir meno di un patto economico tra le generazioni». Sempre nella lettera aperta a Landini, Fornero lo invita a riflettere su quanto avvenuto nel recente passato: «Uscire da quota 100 con una qualche (sempre imperfetta) gradualità e rispettando l’equità che impone di trattare meglio almeno i più sfortunati è possibile. Richiedere un nuovo passo indietro sarebbe ancora una volta una miope scelta di declino».



FORNERO: “NON AGIMMO PER CATTIVERIA”

Intervistata da “Avvenire” proprio sui temi della riforma pensioni, Elsa Fornero specifica la sua posizione a sostegno del Governo Draghi nell’opporsi ad una nuova forma di Quota 100, o ancor di più alla Quota 41: «Qualche giorno fa, in radio, ho sentito un commentatore che suggeriva di non parlare più di “legge Fornero”, di trovare un altro termine, insomma di cancellare il mio cognome. Mi ha molto colpito: a parte che ho pensato al dispiacere che avrebbe provato mio padre, il punto è che ancora oggi non si riesce a comprendere sino in fondo che quella riforma delle pensioni, che Draghi ha definito “la normalità”, non è nata dalla cattiveria di pochi o dai diktat di Berlino o da altri falsi storici, ma dalla necessità di costruire un futuro per i giovani. Una necessità che, ad anni di distanza, resta la priorità assoluta del Paese». La riforma Fornero non era perfetta, ammette l’ex Ministra (anche perché la legge è stata “corretta” da quel lontano 2011 ben 9 volte) ma non per questo va identificata come la responsabile dei problemi della previdenza italiana: «Nessuna riforma è perfetta, non lo era la mia e non lo sono nemmeno quelle dei demagoghi che dicono di saper risolvere tutto. Ogni riforma va curata, sostenuta, aggiustata senza perdere di vista il sentiero. Per il nostro sistema non c’è una rotta diversa da quella che tracciammo noi, finalizzata a ristabilire l’equità tra le generazioni. Il sistema delle quote è dannoso per i giovani e ingiusto per le donne: è stata un’avventura senza fondamenti economici che ora vincola le scelte politiche». Fornero non si spiega come Landini e gli altri sindacati propongano soluzione «che riportano il sistema pensionistico indietro di 10 anni» e rivendica di pensare ai giovani come primo elemento anche nella prossima riforma, «Ritengo che vada messa a punto subito e con urgenza il sistema che consenta di avere i contributi versati anche nei periodi in cui non si lavora. Un intervento a carico della fiscalità generale per costruire il futuro e la serenità di chi ha carriere precarie e discontinue».

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