LA CORTE DEI CONTI HA CONDANNATO L’EX DIRETTORE GENERALE DELLA SANITÀ LOMBARDA PER IL CASO ELUANA

Quindici anni dopo la morte di Eluana Englaro, la Corte dei Conti stamattina ha condannato l’ex direttore generale della Sanità di Regione Lombardia Carlo Lucchina a pagare 175mila euro di risarcimento all’erario: l’allora responsabile della salute lombarda è reo di non aver acconsentito al distacco del trattamento vitale che manteneva in stato vegetativo Eluana, in coma per 17 anni dopo un gravissimo incidente occorso il 18 gennaio 1992.



Secondo quanto stabilito dai giudici contabili, la motivazione data da Lucchina non aveva basi legali sufficienti: fu piuttosto, spiega la Corte dei Conti, una «concezione personale ed etica del diritto alla salute» a spingerlo nell’impedire lo spegnimento delle macchine per Eluana Englaro. In termini concreti, il risarcimento che Lucchina dovrà ora pagare è da versare allo Stato, in quanto quei 175mila euro sono stati già pagati negli scorsi anni da Regione Lombardia a Beppino Englaro – il padre di Eluana – per trasferire la figlia in una struttura sanitaria del Friuli Venezia Giulia a Udine, dove poi trovò la morte il 9 febbraio 2009 per interruzione della nutrizione artificiale.



PARLA BEPPINO ENGLARO: “OSTACOLARONO ITER DI ELUANA, ORA GIUSTO PAGHINO. LA NOTA DI LUCCHINA: “NON FU OBIEZIONE DI COSCIENZA MA…”

Dopo un lunghissimo tre giudiziario e dopo una polemica politica che infiammò l’Italia negli ultimi anni di vita di Eluana Englaro, l’ex dg di Regione Lombardia decise che non fosse corretto il distacco del trattamento nutritivo della ragazza in coma vegetativo il cui padre da tempo chiedeva una soluzione simile all’eutanasia. Nel 2007 la Corte di Cassazione aveva stabilito che ogni individuo può rifiutare le cure, qualsiasi esse siano, se considerate «insostenibili e degradanti»; appena un anno dopo la Corte d’appello di Milano, su richiesta di Beppino Englaro, veniva dato il via libera all’interruzione del trattamento vitale.



Secondo il padre di Eluana, la condanna oggi della Corte dei Conti è sacrosanta in quanto in Regione Lombardia «Potevano evitare tutto ciò che hanno combinato, ora si rendono conto, è chiaro che hanno sbagliato e ne devono rispondere». Così all’ANSA Beppino commenta la condanna di Lucchina per la sua “concezione personale ed etica del diritto alla salute”: il padre, che era tutore di Eluana Englaro, ritiene che in quegli anni dalla regione come anche presso lo Stato si tentò di «ostacolare» l’iter per la morte della ragazza da 17 anni in coma, «Sapevo di avere un diritto ed era chiaro che lo ostacolavano, tanto che sono dovuto uscire dalla regione». La posizione di Beppino Englaro è che Lucchina abbia agito per evitare il distacco del nutrimento, ostacolando così la volontà decisa anche dalla legge: «Ora sono problemi loro, io giustizia me la sono dovuta fare da me, sempre nella legalità e nella società, loro hanno commesso qualcosa che non dovevano commettere».

In una breve nota rilasciata al “Corriere della Sera” è lo stesso ex dirigente lombardo a sottolineare come la sua decisione all’epoca dei fatti non era affatto una «obiezione di coscienza», semmai Lucchina di aver applicato «le direttive arrivate anche dall’Avvocatura regionale». Nei prossimi giorni l’ex dg si riserva la possibilità di ricorrere in Cassazione contro la decisione presa oggi dalla Corte dei Conti e nata dal risarcimento di Regione Lombardia pagato alla famiglia Englaro dopo la straziante morte di Eluana.