Via libera da parte dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ai vaccini Pfizer dai 12 ai 15 anni per l’immunizzazione da coronavirus. Le dosi previste saranno due a distanza di 21 giorni l’una dall’altra. Un passo importante che viene sottoscritto anche dal nostro ministero della Salute, che a breve farà sapere quando sarà possibile. Ma c’è chi non è d’accordo. Un migliaio di operatori sanitari hanno infatti aderito a una moratoria, promossa dalle associazioni della Rete Sostenibilità e salute, in cui si chiede di ripensarci e, di fatto, di non vaccinare adolescenti in età evolutiva e bambini. Stessa cosa è successa in Israele e nel Regno Unito.



I motivi sostenuti sono diversi, soprattutto l’inutilità di un vaccino per chi ha dai 18 anni in giù, perché sarebbero a rischio minimo di Covid e poi gli effetti secondari del vaccino, da problemi cardiaci a incognite nel collegamento tra Covid-19 e sindrome di Kawasaki (una vasculite, che a volte interessa le arterie coronariche, che tende a presentarsi in neonati e bambini tra 1 anno e 8 anni, ndr) di cui il vaccino potrebbe essere un fenomeno scatenante. Non è d’accordo Alberto Villani, membro del Cts, direttore di Pediatria generale e Malattie infettive dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e presidente della Società Italiana di Pediatria, che in questa intervista ci ha detto: La vaccinazione in età adolescenziale è un ulteriore importante passo nella protezione nei confronti del Sars-Cov-2. Garantire la vaccinazione in tutte le fasce di età consentirà nel tempo di sconfiggere la pandemia”.



Parecchi suoi colleghi non sono d’accordo con la necessità di vaccinare gli adolescenti in età evolutiva, che ne pensa?

La situazione di cui dobbiamo sempre fare memoria è questa: in Italia abbiamo avuto 125mila morti. Di questi, fortunatamente, anche se sono tutti episodi dolorosissimi, solo 30 decessi in età evolutiva, tutti soggetti fragili. Questa è la prima considerazione.

Le altre?

Abbiamo avuto anche un caso su circa mille di soggetti in età evolutiva che hanno avuto bisogno di cure intensive. Abbiamo imparato che non è vero che i ragazzi e i bambini non siano colpiti dal Covid, perché succede anche a loro, così come è altrettanto confermato che abbiano forme meno gravi. Ma è giusto ricordare che abbiamo la fortuna di vivere in un paese come l’Italia, dove grazie al nostro Sistema sanitario nazionale chi ha bisogno di cure viene curato.



Quindi gli adolescenti non sono a rischio come in altri paesi?

In Brasile risultano già più di mille soggetti dichiarati deceduti in età evolutiva, ma si pensa siano almeno tremila, mentre in India si parla di centinaia di casi. Questo deve far riflettere. È vero che rispetto all’età adulta avanzata ci sono meno rischi di contrarre una forma grave del virus, rischi che solo in casi rarissimi portano al decesso.

Infatti uno dei motivi sostenuti da chi si dichiara contrario al vaccino in età evolutiva è che non esiste questo rischio. Cosa risponde?

Occorrerebbe riflettere sul fatto che muore chi ha già delle comorbilità, cioè i fragili tra i fragili. Noi vacciniamo anche per la meningite, dove non è che ci siano migliaia di casi, ma se entriamo nella disquisizione su quale sia il prezzo di una vita, ognuno è libero di fare le sue considerazioni.

È vero che gli  adolescenti non sono fonte di contagi o cluster significativi per gli adulti?

Anche qui bisogna dire che ci sono documentazioni scientifiche che provano che la scuola è un ambiente sicuro. Noi abbiamo reso pubblico uno studio che dimostra che nella scuola italiana vengono rispettate le regole e abbiamo confermato anche che dove si riesce ad accertare l’origine dell’infezione nei bambini, in tre casi su quattro l’infezione è di tipo intra-domestica.

Cioè si viene contagiati in casa, in famiglia?

Sì, sono in genere casi di giovani che contraggono l’infezione dagli adulti. Ma questo non esclude che un giovane possa infettare gli adulti. È un po’ una disquisizione aleatoria. Il punto cruciale è che la vaccinazione va fatta nell’età evolutiva per proteggere gli stessi soggetti in fase evolutiva. Che poi possa esserci anche un fatto positivo per gli altri, è senz’altro così, perché più si estende la vaccinazione e più si estende la possibilità di interrompere e bloccare questa terribile pandemia.

Per arrivare alla cosiddetta immunità di gregge?

L’immunità di gregge si raggiungerà nel tempo, perché si basa sull’immunità naturale. Ormai in Italia sono decine di migliaia le persone che hanno contratto l’infezione e che fortunatamente sono guarite da sole o con le vaccinazioni. Le due categorie di persone, quelle immunizzate naturalmente e quelle immunizzate con la vaccinazione, costituiscono la quota di popolazione che fa sì che si raggiunga l’immunità di gregge.

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