A “C’è Tempo per…” è intervenuta in qualità di ospite Ema Stokholma, che il pubblico italiano ha apprezzato in occasione dell’ultimo Festival di Sanremo, in coppia con il duo comico formato da Gigi e Ross. L’artista ha raccontato la sua storia delicata, fatta di tanti, troppi traumi, e che affonda le sue radici nel passato. “La mia infanzia è stata davvero sofferta e mi rifugiavo nella fantasia per superare il dolore. Ho fatto cinque anni di analisi, perché sono cresciuta con una madre violenta e la casa era per me il posto degli orrori. Ero molto giovane quando sono riuscita a scappare. Il mio intento, oggi, non è quello di raccontare la mia storia, ma si parla poco delle violenze sui bambini: per questo bisogna sensibilizzare. Se sentiamo un bambino che piange spesso, uno sguardo malinconico o un livido di troppo, bisogna chiedere e capire se è il caso di fare una denuncia“.
EMA STOKHOLMA: “A MIA MADRE DIREI…”
I tatuaggi sulla pelle di Ema Stokholma sono simbolo della volontà di volersi rifare di un’infanzia perduta? “Forse è stato un momento di ribellione, in quanto non mi sentivo il corpo come se fosse mio. Tatuandomi mi sentivo finalmente padrona di me stessa”. Cosa direbbe la ragazza oggi a sua madre, se avesse modo di parlare? “Lei non c’è più, ma non le direi niente. Lei mi ha solo dato insulti e violenze. Non l’ho perdonata, perché lei in realtà non mi ha mai chiesto scusa per tutto quello che mi ha fatto, ma l’ho capita e provo empatia nei suoi confronti”. Qual è la fantasia che la Ema bambina ha conservato nel suo cuore anche durante la sua crescita e che ancora oggi rappresenta uno dei suoi desideri più forti e sentiti? “Saper cantare”.