Volto di Prima Festival, programma che ogni sera ha aperto le porte a Sanremo 2020, Ema Stokholma ha da poco pubblicato il libro “Per il mio bene”, in cui racconta un lato della sua vita a dir poco difficile. La dj italo-francese è stata infatti vittima di violenze da parte della madre per molti anni, periodo che ha voluto raccontare senza vittimismo. Intervenuta ai microfoni de L’Assedio, la conduttrice radiofonica ha spiegato: «Non avevo idea di questa carriera luminosa, non ho mai pensato che questo fosse un momento bello: io vado avanti, accadono cose positive ma non mi fermo a pensare che sia un periodo luminoso. E’ partito tutto da una notizia di cronaca che mi ha fatto arrabbiare tanto, il caso di un bimbo di 9 anni morto in casa, mi sono arrabbiata. Ora non sono più vittima, ma ho sentito il dovere di parlarne: è troppo facile arrabbiarsi con i genitori ed è troppo facile chiudere gli occhi e non aiutare questi bambini. Vicini di casa, professori, gente che passa per strada: non è possibile vedere un livido su un bambino e non dire niente».
EMA STOKHOLMA: “NON POSSO PERDONARE MIA MADRE”
Uno dei ricordi più nitidi è quello di un pugno in macchina all’età di 4 anni: «Era la prima volta che succedeva in macchina, io mi ero abituata che potesse succedere in casa: fino a quel momento era un luogo “protetto”». «Da quando ricordo le botte? Da sempre. Non ricordo mia madre che mi abbraccia, non ricordo un rapporto diverso dalla violenza. Lei picchiava anche mio fratello, ma è successo quando sono venuta al mondo io: per tre anni mio fratello ha vissuto una vita più o meno felice», ha aggiunto Ema Stokholma, che ha spiegato: «Dobbiamo andare oltre il disturbo che proviamo di fronte a questi racconti, succede spesso purtroppo: bisogna accettarlo». «Quando ho cominciato a fare la mia vita ho rimosso tutto per anni, non volevo ripensare», ha tenuto a precisare la dj, che non sente di poter perdonare la genitrice: «Il perdono non è obbligatorio. Non posso perdonare: non solo per me, anche per mio fratello e per molti anni difficili, perché ti senti proprio perso, non hai nessun un appiglio, non hai mai ricevuto l’amore per cui non sai cos’è. Questa cosa non la puoi perdonare a una madre».