Ema Stokholma, il racconto della difficile infanzia nel libro: “Per il mio bene”

Ema Stokholma – pseudonimo di Morwenn Moguerou – è probabilmente tra le personalità più poliedriche del panorama artistico italiano. Nata in Francia ma cresciuta in Italia dall’età di 15 anni, la 39enne eccelle come conduttrice e dj tra emittenti radiofoniche e partecipazioni televisive. La prossima stagione sul piccolo schermo la vedrà impegnata con una versione pomeridiana del programma Happy Family, su Rai 2 dal prossimo 11 settembre.



Come molto spesso accade, dietro una grande talento può celarsi anche una storia di grande sofferenza. Ema Stokholma non ha avuto un’infanzia facile; una madre violenta una continua fuga alla ricerca di un futuro migliore. Tutto questo è raccontato – come riporta il Corriere della Sera, in un libro da lei scritto e intitolato “Per il mio bene”. Intanto, proprio per il quotidiano la conduttrice ha rilasciato una breve intervista dove ha raccontato la recente esperienza del ritorno in Francia, nella città fulcro del dolore vissuto in tenera età.



Ema Stokholma, il ritorno alle radici del dolore: “Angelo mi ha aiutata a trovare il coraggio…”

Ema Stokholma, raccontando sui social le emozioni del ritorno in Francia, ha paragonato l’esperienza alla lettura di un libro in due, con riferimento al rispetto per l’altro prima di addentrarsi alla lettura di un nuovo capitolo. Proprio da queste parole è iniziata la sua intervista per il Corriere della Sera: “E’ una metafora, a volte sento in me due persone che indicano direzioni opposte. Ma in questo caso, non ce l’avrei mai fatta a tornare lì da sola. Il senso di famiglia che mi dà Angelo mi ha aiutato a trovare il coraggio. Lui è una persona molto sensibile; prima di questo ritorno a casa, avevo un blocco“.



Ema Stokholma ha dunque spiegato come il suo compagno, Angelo Madonia, sia stato fondamentale per trovare il coraggio di tornare nella città francese dove ha vissuto le violenze materne. La conduttrice è stata poi invitata a raccontare del suo ritorno su un ponte dove – come da lei raccontato – la madre la incitò a buttarsi. “Ho sputato nell’acqua? Avevo circa 8-9 anni, non l’ascolta solo perché in quel momento passò un conoscente che, ignaro, si mise a parlare con le e la distrasse. Le violenze erano parte del nostro quotidiano”.

Ema Stokholma e la rabbia per l’indifferenza altrui: “Di fronte ai lividi e alle urla…”

Proseguendo nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Ema Stokholma ha rivelato: “Se fossi tornata prima di scrivere il libro non so se l’avrei finito, l’emozione sarebbe stata troppo forte; ho vomitato tutta la notte, mi è venuto un febbrone. L’emozione alla vista di un poster in una cartoleria che ritraeva un asinello? Ho rivisto me stessa da bambina: una piccola come tante, ma a cui era preclusa una vita normale. Visitare casa invece è stato assurdo“.

Avviandosi verso la conclusione dell’intervista, Ema Stokholma ha poi argomentato sul senso del libro “Per il mio bene”, nato dalla sua terribile esperienza in tenera età. “Un invito agli adulti a guardare negli occhi i bambini? Il grande senso di solitudine intorno a noi era peggio delle botte. Quello che accadeva in quella casa non era colpa di nessuno: mia madre era malata. Ma l’indifferenza che trovavamo fuori, di fronte ai lividi e alle urla, è stata colpa di tutti“. La madre della conduttrice è venuta a mancare 3 anni fa e su un eventuale perdono Ema Stokholma ha spiegato: “L’ho rivista un paio di volte; non mi ha mai chiesto cosa facessi per vivere. Non ho mai perdonato, io volevo comprendere e questo si fa con l’analisi“.