La storia di Ema Stockholma, raccontata nell’intervista a Verissimo, è terribile, intrisa di dolore e violenza. C’è sua madre al centro di tutto, una donna che picchiava e umiliava costantemente i suoi figli. “C’era spazio solo per la violenza fisica e verbale, la cattiveria, la crudeltà. – racconta Ema – Non c’erano carezze, parole dolci, mai. Episodi di violenza tutti i giorni, c’era grande solitudine. Le cose che mi diceva mi facevano più male della violenza fisica. Con le parole ha fatto danni che mi sono portata avanti fino a un minuto fa.” ammette. Una donna che definisce ‘un mostro’: “Era un mostro mia madre, lo è stato fino a che ho vissuto con lei.” E ancora “Se l’ho perdonata? Non mi sento superiore a lei da dire ‘la perdono’, l’ho capita però!” (Aggiornamento di Anna Montesano)



Ema Stokholma, la terribile infanzia

Ema Stokholma sarà ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, nella puntata di oggi, sabato 19 dicembre. La disc jokey francese ha recentemente pubblicato il libro “Per il mio bene” in cui ha raccontato, senza filtri, la sua difficile infanzia. Morwenn Moguerou, questo il suo vero nome, è nata nel 1983 a Romans-sur-Isère dalla breve relazione di mamma Dominique con un ragazzo italiano, tornato in patria prima della sua nascita. Nelle prime 130 pagine della sua autobiografia, Ema racconta l’infanzia nel Sud-est della Francia: “Eravamo noi tre, io, Gwendal e nostra madre – nostro padre se ne era andato prima che io nascessi – in una casa dove regnava il silenzio quasi sempre. Quasi. Perché quando mia madre si trasformava in un mostro riempiva tutto lo spazio con urla e botte. Di solito non c’era un motivo preciso. Mi infliggeva umiliazioni fisiche ma anche psicologiche”, ha raccontato a Vanity Fair, spiegando che “per il mio bene” era la motivazione che le dava la madre quando la picchiava.



Ema Stokholma: in Italia per fuggire dalla madre

Per il suo bene, Ema Stokholma è scappata di casa quando avevo quindici anni: “Ho preso un treno, sono arrivata a Parigi, ho preso un altro treno. Andava a Roma, dove mio padre è nato e dove è tornato a vivere”. Dal padre è stata per qualche mese poi è andata a vivere da sola. Ema Stokohlma ha svelato di aver deciso di scrivere questo libro dopo una notizia di cronaca che raccontava di un bambino morto perché aveva preso troppe botte dal patrigno: “Spero che questo mio libro possa aiutare gli adulti ad accettare che purtroppo le cose non stanno sempre così, che la violenza esiste, anche a casa, anche da parte di un padre o di una madre, e che è possibile accorgersene e fermarla. Spero che questo mio libro possa invitare gli adulti a guardare davvero negli occhi dei bambini”, è stato il suo appello su Vanity Fair.

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