È morto Emanuel Ungaro, lo stilista francese figlio di immigrati pugliesi. Malato da tempo, se ne è andato nella serata di ieri, 21 dicembre, nella sua casa a Parigi. Un addio senza clamore, ma era circondato dall’affetto della famiglia. Da molti anni si era allontanato dalle passerelle: nel 1996 aveva ceduto il controllo del marchio a Ferragamo, dal 2001 si era allontanato dal fashion system lanciando il collaboratore Giambattista Valli. Il ritiro definitivo di Emanuel Ungaro è arrivato nel 2004, dopo oltre 35 anni di collezione. Nel 2012 l’azienda italiana Aeffe riprese la produzione e la distribuzione dei prodotti Ungaro. Negli ultimi anni trascorreva alcuni periodi a Roma, dove possedeva un palazzo Cinquecento, ma diceva di essere fiero di essere francese, perché la Francia lo aveva accolto e gli aveva dato tanto. Al tempo stesso amava l’Italia: «È bella, vibrante e mi coinvolge. Ma la mia città è Parigi. L’Italia è il mio scalo, la mia dolce vita».



EMANUEL UNGARO MORTO: PERCHÉ ERA CHIAMATO “CHIRURGO DELL’ELEGANZA”

La notizia della morte di Emanuel Ungaro è arrivata dalla famiglia. Lo stilista lascia la moglie Laura Bernabei e la figlia Cosima. L’ultimo saluto domani mattina: i funerali si terranno a Parigi. Nato in Francia, a Aix-en-Provence, il 13 febbraio 1933, aveva genitori immigrati pugliesi. Il padre era un sarto antifascista di Francavilla Fontana che aveva lasciato l’Italia durante il fascismo. All’età di 23 anni si trasferì a Parigi per diventare stilista: non voleva fare il sarto, come invece preferiva la famiglia. Nella capitale francese conobbe Balenciaga: rimase affascinato dalla sua creatività al punto tale da diventarne prima apprendista e poi collaboratore per sei anni. Nel 1965 creò la sua maison, ma il successo arrivò negli anni ’80. Come il giovane Yves Saint Laurent, indossava un camice bianco nel suo atelier. Era un vezzo che solo gli stilisti della sua generazione hanno mantenuto e per il quale fu chiamato “chirurgo dell’eleganza”. Inoltre, ascoltava musica classica durante il lavoro.

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