Emanuela Fanelli, attrice e protagonista di numerosi siparietti comici nel programma “Una pezza di Lundini”, si è raccontata sulle colonne de “La Stampa”, rivelando l’emozione di aver recitato in “Siccità”, film di Paolo Virzì presentato a Venezia. Proprio nella Serenissima la donna si è portata il classico aiutino da casa: “C’erano i miei amici e mia sorella, che supervisiona tutto quello che scrivo e ogni tanto mi canta Starman di Bowie, così mi ricordo che potrei sempre finire a Meteore”. Il red carpet ha creato un profondo senso di disagio in Emanuela Fanelli: “Lo temevo parecchio – ha confidato –. Prima di salirci, Monica Bellucci mi ha chiesto se fossi agitata e io l’ho trovata di una dolcezza enorme. Mi ha rassicurata prima ancora che rispondessi. Mi ha detto: ‘Non ti preoccupare, fai un salutino e un sorrisino ogni tanto’. E così ho fatto, un sorrisino e un salutino ogni tanto, mentre facevo questa incredibile, stupenda passeggiatina”.



Il personaggio che Emanuela Fanelli interpreta nel lungometraggio “Siccità” ha, per suo dire, una delicatezza speciale, che la sua famiglia scambia per stupidità: “Io ho sempre avuto la sensazione di avere una specie di inadeguatezza congenita, che invece, forse, era una forma di delicatezza. Paolo Virzì l’ha vista, e me l’ha fatta tirare fuori. Non avrei mai scritto quella parte per me: nessun attore, per quanto alzi l’asticella, va oltre quello che conosce e sa fare”.



EMANUELA FANELLI: “HO FATTO VINCERE LA BAMBINA CHE È IN ME”

Lavorare nel film di Virzì, ha sottolineato Emanuela Fanelli a “La Stampa”, le ha dato coraggio e l’ha fatta sentire piccola: “Nella pellicola siamo tutti legati, ma non ci incontriamo quasi mai. Quando l’ho visto, in post produzione, mi ha colpita il modo in cui ha restituito come siamo tutti piccoli davanti al grande dramma del nostro tempo, la crisi climatica e, per noi che ci abbiamo lavorato, come siamo tutti piccoli nella cosa grande che è questo film. Il nostro lavoro ci spinge a peccare di narcisismo, invece Virzì ci ha fatti sentire la minuscola parte di una squadra”.



Oltre a voler essere meno severa con se stessa, Emanuela Fanelli ha evidenziato l’esigenza di cambiare alcune cose: “Cominciamo a sorridere, a prenderci in giro. E se una vuole una famiglia, può dirlo senza passare per ancella del patriarcato. I grandi cambiamenti sono come lo scolapasta: trattengono solo le cose principali. Io rock’n’roll non lo sono stata mai, tranne che sul lavoro: ho lasciato quello stabile per seguire il mio sogno. Ho fatto vincere la
bambina che è in me”.