Emanuela Folliero, dopo una lunga battaglia legale, è riuscita a dare al figlio il suo cognome, ma non è di certo stata un’impresa facile. Intervistata dal quotidiano La Repubblica, lo storico volto di Rete 4 ha raccontato la sua personale epopea. “È stato un percorso quasi inaccessibile. Io avevo detto a me stessa che Andrea si sarebbe iscritto a scuola avendo anche il mio cognome. Sono partita d’anticipo: avevo quattro anni davanti prima che andasse a scuola. Ci sono voluti tutti” ha dichiarato la conduttrice televisiva, spiegando che, dopo la nascita del figlio avvenuta nel 2008, aveva provato dispiacere a vedere che il suo cognome non sarebbe mai comparso in nessun documento.



Emanuela Folliero ha dunque cominciato a informarsi riguardo la procedura, finendo in un labirinto di carte, rinvii e attese. “Mi sono informata con alcuni amici avvocati. Sono andata su internet a fare ricerche per vedere quale poteva essere la strada. Verifiche ulteriori. Scambi di Pareri (…) Alla fine approdo alla soluzione, dovevo fare domanda al prefetto, nel mio caso di Milano, mettendo ben in evidenza la motivazione. Io ho scritto che con me finiva il nome di famiglia e ho anche aggiunto, perché era previsto, di essere persona nota”.



La battaglia legale di Emanuela Folliero

La battaglia di Emanuela Folliero era solo all’inizio. Ha infatti poi dovuto prendere la dichiarazione olografa del suo compagno, del padre, della madre, della sorella. Fortunatamente, avendo amici avvocati, non ha dovuto pagare alcuna spesa, ma è un’azione che naturalmente prevederebbe il pagamento di spese legali. “Mi avevano detto sei mesi. Di sei mesi in sei mesi siamo arrivati a quasi quattro anni e infine è arrivata la comunicazione che Andrea si chiamava Mellano Folliero (…) È stata la mia vittoria di donna che si è fatta da sola. La legge serve per non restare ancorati al passato, per mostrare l’orgoglio di donna”.



La conduttrice ha poi concluso l’intervista affermando che è sicura che le nuove generazioni accoglieranno bene la legge in arrivo, il cui iter è iniziato il 15 febbraio in commissione Giustizia al Senato il cammino di approvazione. Si tratta di un piccolo parso verso una svolta progressista e al passo coi tempi, che permetterà a chiunque di poter dare al proprio figlio sia il cognome del padre, sia quello della madre.