Dopo le rivelazioni fatte dall’ex magistrato Giancarlo Capaldo sul caso di Emanuela Orlandi – prima nel suo libro “La ragazza scomparsa”, poi in tv ad “Atlantide” – la Procura di Roma ha deciso di aprire un’inchiesta sui presunti incontri segreti avvenuti nel 2012 tra due emissari del Vaticano e lo stesso pm Capaldo, all’epoca responsabile dell’indagine sulla scomparsa della 15enne avvenuta il 22 giugno 1983.
Giacomo Amadori su “La Verità” spiega come i magistrati romani abbiano aperto un fascicolo di inchiesta “modello 45” (tecnicamente, ‘Utilizzazione del registro degli atti non costituenti notizie di reato”) sulle dichiarazioni fatte da Capaldo, il quale aveva per l’appunto richiesto di essere sentito al più presto dai magistrati vaticani e italiani per fare anche i nomi dei due emissari mandati da Papa Benedetto XVI per aiutare le indagini sulla sparizione della Orlandi. Secondo le fonti in mano a “La Verità”, i due emissari sarebbero stati i vertici della Gendarmeria vaticana e avevano il compito di intavolare la “trattativa” raccontata da Capaldo e arenatasi solo per il “cambio” di strategia attuato dal successore del magistrato, Giuseppe Pignatone (oggi tra l’altro Presidente del Tribunale vaticano).
LE INDAGINI SULLA PRESUNTA “TRATTATIVA” PM-VATICANO
Alla recente presentazione del suo libro, e poi anche nella puntata tv su La7, Capaldo ha rivelato per la prima volta della presunta “trattativa”: «Il Vaticano mi chiese un incontro, che aveva come oggetto la richiesta di trovare un sistema per non mantenere l’attenzione della stampa in modo negativo su di loro (per il caso di Renatino De Pedis, trovato sepolto nella Basilica di Sant’Appollinare, ndr). In quella occasione, chiesi la possibilità del rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi o almeno di sapere, di conoscere la sua fine. Si mostrarono disponibili e mi dissero: “Le faremo sapere”». L’inchiesta è stata aperta e affidata ai pm Stefano Luciani e Maria Teresa Gerace e nei prossimi giorni arriverà la certa convocazione di Capaldo per chiedergli conto di nomi e informazioni sul caso Orlandi: le novità arrivano però ora da “La Verità” che con Amadori prova a ricostruire quanto avvenuto nel gennaio 2012, facendo anche i nomi dei presunti protagonisti della vicenda. «Il comandante della Gendarmeria Domenico Giani chiese di incontrare Capaldo per discutere la spinosa faccenda», scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Giani però non sarebbe intervenuto per sua sola sponte, ma avrebbe avuto il via libera dai vertici vaticani: non solo, per la “Verità” Giani avrebbe proprio detto a Capaldo di volersi poi confrontare con il segretario di Stato (Card. Bertone) e con Mons. Georg Ganwein, segretario di Papa Ratzinger. All’incontro in Procura, il capo della Gernadermia si sarebbe presentato con il vice Costanzo Alessandrini e ad accoglierli vi sarebbe stato oltre a Capaldo anche la pm Simona Maisto, per anni inquirente del fascicolo Emanuela Orlandi. Fonti della Santa Sede a “La Verità” confermano che quegli emissari non avrebbero mai potuto dare informazioni sul luogo di sepoltura di Emanuela, in quanto né Benedetto XVI né Francesco hanno simili informazioni: «Capaldo avrebbe frainteso una semplice e scontata offerta di collaborazione a risolvere il mistero della giovane scomparsa. Ma l’ex procuratore aggiunto è convinto di quanto percepito, e non solo da lui, in quei colloqui, come dimostrano le recenti esternazioni». Chi abbia “ragione” tra Capaldo e il Vaticano, e soprattutto quale esatto ruolo ebbe il suo successivo capo responsabile della Procura Pignatone (il quale ha già risposto piccato affermando che le rivelazioni di Capaldo non vennero mai fatte presente dal magistrato durante la sua permanenza a Palazzo Clodio): su questi “misteri” si cercherà di indagare ora con il nuovo fascicolo, mentre quello sulla scomparsa di Emanuela Orlandi resta purtroppo – ancora una volta – “insoluto”.