Il fratello di Emanuela Orlandi ha divulgato l’audio delle torture subite da una ragazza dolorante, la cui voce potrebbe appartenere proprio alla ragazza scomparsa 41 anni fa a Roma. Si tratta di un estratto della cassetta che fu spedita all’Ansa quando non era ancora passato un mese dalla sparizione. Pietro Orlandi lo ha concesso al Fatto Quotidiano: sul primo lato si sentono delle voci maschili che richiedono la liberazione di Alì Agca, l’attentatore del Papa, in cambio della giovane, mentre nell’altro lato si sentono le lamentele di una ragazza.



Questo audio era stato già ascoltato dal padre di Emanuela Orlandi e dagli agenti del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare (Sismi), secondo cui la ragazza veniva torturata, perché parlava mentre veniva sottoposta a delle stimolazioni dolorose. Una copia della cassetta fu mandata anche al Vaticano. In tutti questi anni, però, non è stato chiarito se quella voce che si sente nel nastro concitato appartenga proprio a Emanuela Orlandi.



EMANUELA ORLANDI, L’AUDIO CHOC DELLE TORTURE

«Fa male. Basta, mi sento male. Dio, perché? Per favore mi lasci dormire adesso?», si sente nell’audio che venne ritrovato da Pietro Orlandi e fu trasmesso da Chi l’ha visto? prima di essere riproposto dal Fatto Quotidiano. Di quel nastro ci sono varie trascrizioni: il primo lato è quello con la voce di Marco Accetti, testimone indagato e poi prosciolto, dell’altro ci sono almeno due versioni, in quanto l’originale non è mai stato trovato.

Pare che la ragazza fosse imbavagliata e si sentono due rumori diversi, uno di un proiettore e l’altro di un registratore in funzione. Il Sismi all’epoca concluse che la ragazza registrata sembrava essere «sottoposta a stimolazioni dolorose di intensità variabile e progressivamente crescente». Il padre di Emanuela Orlandi ha sempre sostenuto che quella fosse la voce della figlia.



Peraltro, come evidenziato dal Fatto Quotidiano, da una ricerca del figlio Pietro emerse che gli agenti del Sismi conclusero che la voce corrispondeva a quella di Emanuela, eppure gli inquirenti qualche giorno dopo, a differenza di quanto verbalizzato, dissero al padre della ragazza che avevano verificato la registrazione e che erano spezzoni di film hot uniti da un mitomane.

PIETRO ORLANDI A CACCIA DEL NASTRO ORIGINALE

Pietro Orlandi è a caccia dell’originale dal 2016, anno in cui si tornò a parlare di quegli audio. «Sembra svanita nel nulla», dice a Fanpage sulla cassetta e ribadisce di non avere dubbi sul fatto che quella voce appartenga alla sorella. «Io non so se i lamenti sono di Emanuela, ma quando si sente una ragazza dire mi lasci dormire non ho dubbi: quella è la voce di mia sorella», prosegue Pietro Orlandi.

Secondo il fratello di Emanuela Orlandi, sarebbe stato fatto un collage di diversi audio e uno di questi è quello con la voce della sorella, quindi riuscire a trovare il nastro originale sarebbe fondamentale per analizzarlo con l’aiuto delle moderne tecnologie.