C’è una persona in Vaticano che ha interesse nel coprire la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ma sono molte quelle ai vertici che sono coinvolte, ma non possono essere toccate. Questa è la tesi di Pietro Orlandi, intervenuto nella nuova puntata del podcast di Fedez e Mr Marra sul giallo della sorella. Questo episodio è destinato a far discutere, perché sono emersi altri tasselli, a partire dalla verità “molto pesante” di cui nel Vaticano sarebbero a conoscenza, ma che una persona sta cercando di allontanare.
Pietro Orlandi ci tiene a precisare che lo afferma alla luce di “atteggiamenti e situazioni” che ha constatato, ma cita anche Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato più a lungo sulla scomparsa della ragazza, prima che il caso gli venisse tolto e venisse archiviato dalla procura di Roma; questi, a detta di Orlandi, condivide l’ipotesi che la verità sia nel Vaticano e che ci siano tentativi ancora in corso per nasconderla. Non c’è, però, rassegnazione quando esprime la consapevolezza che la verità sulla sorella non potrà mai uscire perché sono coinvolte persone intoccabili.
I SOSPETTI DI PIETRO ORLANDI SU WOJTYLA
Anzi, non si tira indietro da citare il segretario di Stato Agostino Casaroli e il cardinale Ugo Poletti, oltre al Papa di allora, Wojtyla. Pietro Orlandi confessa di non aver mai nutrito dubbi sul coinvolgimento del Vaticano all’inizio, ma questi sarebbero sorti dopo la morte del padre e di Giovanni Paolo II. Inoltre, si dice convinto che il cardinale Giovanni Battista Re sappia cos’è successo alla sorella. Alì Agca, ad esempio, gli disse che sapeva tutto e che doveva parlare con lui, ma non è stato neppure convocato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, almeno per il momento.
EMANUELA ORLANDI E LA PISTA DI LONDRA
Pietro Orlandi non abbandona la pista di Londra in merito alla scomparsa della sorella, individuando in Luigi Gastrini l’uomo che l’ha fatta emergere per la prima volta. Questa persona, legata al Sismi, gli ha riferito che Emanuela Orlandi era in un ospedale psichiatrico a Londra e fatto rivelazioni pure su Roberto Calvi, ma venne ascoltato a Bolzano, perché a Roma non vollero farlo, finì per essere accusato di calunnia e scappare in Tunisia, dove è morto l’anno scorso.
Nel corso di Pulp Podcast il giornalista Alessandro Ambrosini ricorda che la pista inglese era già emersa prima dell’intervento del figlio di Calvi, che aveva legato la scomparsa della ragazza alla morte del padre. Ci sono, comunque, altri elementi che tengono in piedi la pista londinese: i fogli ricevuti dal giornalista Emiliano Fittipaldi, altri documenti e la foto di una collanina di Emanuela Orlandi.
DAI NAR A MASSIMO CARMINATI
Ma a questa pista si intrecciano anche i Nar, perché una persona, che si sarebbe spacciata per un’altra ma in realtà faceva parte dei Nuclei Armati Rivoluzionari, avrebbe rivelato di essere stato pagato proprio per seguire la ragazza a Londra. Ambrosini poi tira in ballo l’audio avuto nel 2009, in cui Marcello Neroni, vicino a de Pedis, gli disse di “una relazione con Wojtyla a cui Casaroli mise fine chiedendo a de Pedis di farla sparire“.
Secondo Neroni, Massimo Carminati avrebbe avuto un doppio ruolo, da membro dei Nar e della banda della Magliana. In conclusione, la scomparsa di Emanuela Orlandi potrebbe essere legata a un ricatto che il Vaticano avrebbe interesse nel tenere nascosto, secondo Pietro Orlandi.