IL SIT-IN DI PIETRO ORLANDI IN VATICANO: “IL PAPA E PADRE GEORG VANNO INTERROGATI”
Il prossimo 22 giugno 2023 saranno passati 40 anni esatti dalla scomparsa in Vaticano di Emanuela Orlandi: pochi giorni dopo la riapertura ufficiale dell’indagine dello Santa Sede sulla sua sparizione, il fratello Pietro ha organizzato un sit-in in occasione del suo compleanno a pochi passi da San Pietro per accendere ulteriormente i “fari” sulla vicenda tutt’altro che limpida e chiara. Dopo che per decenni la famiglia Orlandi ha chiesto alla Chiesa – dei tre Papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – di rivelare eventuali elementi nascosti in passato sulla scomparsa di Emanuela, ora le indagini saranno effettivamente riaperte. Ma la polemica di Pietro Orlandi non si placa. «Per una indagine seria, che non sia propaganda, si devono ascoltare una serie di persone che possono essere entrate direttamente in contatto con questa vicenda a partire dall’ex segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone e l’ex segretario del Papa Emerito, monsignor Georg Gänswein», spiega il fratello della 15enne scomparsa nel 1983, figlia di un dipendente dello Stato Vaticano.
L’avvocato di Pietro Orlandi, Laura Sgrò, alla stampa giunta per il sit-in in Vaticano aggiunge “pepe” alla polemica: «La verità se la meritano tutti, la famiglia Orlandi, la mamma, Pietro, Natalina, i nipoti, si merita giustizia questo Paese. E la giustizia se la merita anche la Chiesa. Per la Chiesa la vita è sacra torniamo ad occuparci di questo». Viene poi fatto un appello a Papa Francesco, a cui Pietro Orlandi non perdona la secca risposta data durante l’incontro anni fa in Vaticano («dov’è Emanuela? Emanuela è in cielo»): «Voglio fare un appello al Santo padre e gli voglio chiedere di ricevermi, per me è lui la legge, la giustizia io sono a disposizione voglio avere un confronto con lui questa storia si merita che sia diretta dall’alto. Mi auguro che il santo padre abbia il coraggio della verità, la verità costa, Restituisca a questa famiglia tutte le informazioni che sa», conclude l’avvocatessa di Pietro Orlandi.
IL FRATELLO DI EMANUELA ORLANDI RIVELA DETTAGLIO SULL’EX MAGGIORDOMO DI PAPA RATZINGER
Sempre secondo il fratello di Emanuela Orlandi racconta come dopo la notizia della riapertura delle indagini in Vaticano non si conclude affatto la richiesta di verità su quanto avvenuto quel 22 giugno 1983: «Per me lei non è morta e non mi rassegnerò finché non saranno trovati i resti. E’ un dovere continuare a cercarla. Secondo me la vicenda non si è conclusa nel 1983: non ci sono prove – aggiunge – ancora nessuno ci ha comunicato dell’apertura dell’inchiesta in Vaticano. Ieri abbiamo presentato un’istanza, speriamo arrivino presto risposte da Diddi (il procuratore del Tribunale vaticano, ndr)». Non è minima la critica mossa da Pietro Orlandi sia contro il Sommo Pontefice emerito morto prima di Capodanno che sul suo segretario particolare: Padre Georg Gänswein nel libro uscito da poco ha spiegato di non aver visto né scritto alcun “dossier” sul caso Orlandi.
Il fratello non ci sta e rivela: «mi disse l’esatto contrario. Lo incontrai nel 2011 e mi disse che esisteva un dossier su mia sorella… Il fatto che Georg, due giorni dopo la morte di Benedetto XVI, senza che nessuno gli abbia chiesto nulla di Emanuela, abbia voluto dire pubblicamente che non esistesse nessun dossier». Non solo, secondo la versione di Pietro Orlandi l’ex maggiordomo di Papa Ratzinger in Vaticano – Paolo Gabriele, il famoso “corvo” del caso VatiLeaks – confermerebbe l’esatto contrario di Padre Georg: «Paolo Gabriele, che conoscevo benissimo, mi disse che non riuscì a fotocopiare quel rapporto intitolato Emanuela Orlandi che aveva visto sulla sua scrivania». Al netto delle posizioni e degli attacchi – anche piuttosto duri e controversi – resta dunque da ricostruire diversi punti di una storia lunga 40 anni che parte dalla tragica scomparsa di una ragazzina e che ancora non vede nel breve tempo una verità chiara e limpida davanti.