Sul caso di Emanuela Orlandi spuntano i messaggi, ritenuti da sempre autentici, tra i quali lettere, una cassetta audio e un cartoncino con la scritta di un codice segreto, inviati nel 1983 da Boston al giornalista Richard Roth, corrispondente della Cbs a Roma. Si tratta principalmente di una corrispondenza utilizzata per avviare una trattativa di scambio tra Emanuela e Ali Agca, ma all’interno delle lettere ci sarebbero anche minacce dirette al cardinale Casaroli e alcuni riferimenti ad altre due giovani, la scomparsa Mirella Gregori e Paola Diener, che morì in circostanze drammatiche.



Il Corriere della Sera riporta l’intervista al giornalista Roth, che conferma alcune delle possibili interpretazioni e tra le altre cose anche una telefonata, che ricevette direttamente da un uomo che si identificò come il rapitore “Il 24 ottobre 1983 mi telefonò due volte in mezz’ora e mi comunicò altri due sequestri da rivelare nel maggio seguente“. Poi il mistero del contorto primo messaggio, del 22 settembre, nel quale si minacciava di compiere un atto grave, come ritorsione per il fatto di non aver rilasciato Agca “un atto reso indispensabile e determinato dalla inerzia dei responsabili funzionari nei confronti della considerazione della nostra richiesta“.



Emanuela Orlandi, nel terzo messaggio da Boston “La cittadina soppressa”

Nei seguenti messaggi inviati da Boston al giornalista Richard Roth ci sono anche le conferme del collegamento tra il rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparsa un mese e mezzo prima, come conferma la seconda lettera “Ritenendo praticabile la possibilità di condurre le operazioni di consegna del detenuto Mehmet Alì Agca in veste riservata e non pubblica prelevavamo nel corso del 5-1983 la cittadina italiana Gregori Mirella dell’Istituto professionale ispirato cattolicamente alla opera di Padre Reginaldo Giuliani”.



Nella terza lettera, decifrata solo 30 anni dopo, grazie alla confessione del fotografo romano Marco Accetti, c’è il riferimento ad una “cittadina soppressa“, il cui nome sarebbe stato comunicato al cardinale Agostino Casaroli, ex segretario di stato vaticano, per “la condotta reprensibile della segreteria vaticana“. Da Accetti fu puoi riferito che la vittima sarebbe stata Paola Diener, rimasta fulminata sotto la doccia nel 1983.

Possibile movente economico del rapimento di Emanuela Orlandi

In base alle dichiarazioni del reo confesso Marco Accetti, responsabile di rapimenti, omocidi e collegato a numerose scomparse, nel terzo messaggio da Boston, si collegano Emanuela Orlandi e Paola Diener, come “giovani legate al vaticano“, per far credere alle controparti la reponsabilità della morte, da sfruttare per far valere una certa autorità intimidatoria. Il padre di Paola infatti era capo-custode dell’Archivio segreto vaticano, ma la morte della giovane fu archiviata come “incidente domestico”. Nella quarta lettera si torna alla trattativa di liberazione di Ali Agca, “Le comunità cattoliche di Boston e di Roma si adoperino al fine che i rispettivi governi non rendano vane le soppressioni e si dia adito alla procedura di scarcerazione e consegna dei detenuti richiesti“.

Il nastro contenente l’audio collega invece il rapimento di Emanuela Orlandi alla pista economica. Infatti nella cassetta c’è un comunicato letto da una ragazza, portavoce dei rapitori che chiede la “consegna di un detenuto associato questo carcere statunitense“, e poi “Ci troviamo a sospingere la programmazione per il 1/5/1984 riservandoci la possibilità di restaurare una nuova data d’inizio..“. Proprio questa data, come riporta il Corriere della Sera, potrebbe alludere alla trattativa del risarcimento da parte del vaticano per il crack del banco Ambrosiano, con l’accordo di Ginevra da 250 milioni di dollari.