Massima collaborazione e impegno “senza riserve” per arrivare alla verità su Emanuela Orlandi, su mandato di Papa Franceso. Lo afferma il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, in una intervista al Corriere della Sera a ridosso di un momento cruciale nella nuova fase di indagini sulla scomparsa della 15enne vaticana le cui tracce si persero a Roma il 22 giugno 1983: è fissato infatti per oggi, martedì 11 aprile, l’incontro con il fratello Pietro Orlandi e l’avvocato della famiglia, Laura Sgrò. Diddi ha sottolineato che il Pontefice intende fare piena luce sul giallo di Emanuela Orlandi e ogni sforzo sarà profuso per cercare di risolvere tutti i nodi finora rimasti insoluti.



Pietro Orlandi aveva chiesto di essere ricevuto presso l’Ufficio di Diddi, come ha dichiarato lui stesso in un comunicato, “al fine di rendere proprie dichiarazioni e offrire eventuali informazioni in suo possesso nell’ambito del fascicolo aperto dal promotore di giustizia vaticano a gennaio di quest’anno“. Dal promotore la conferma circa la “volontà della Santa Sede di fare chiarezza sulla vicenda, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Pietro Orlandi, intraprendendo ogni azione possibile al fine di giungere ad una ricostruzione accurata degli eventi, per quanto di propria competenza“.



Scomparsa Emanuela Orlandi, promotore di giustizia vaticano: “Papa Francesco vuole piena verità”

Il promotore di giustizia vaticano Diddi, ai microfoni del Corriere della Sera, parla della prospettiva di una “proficua collaborazione tra i due Stati“, vaticano e italiano, ora che anche una commissione parlamentare di inchiesta lavorerà al giallo della scomparsa di Emanuela Orlandi. Una decisione, quest’ultima, che giunge pochi mesi dopo l’apertura di un’indagine della Santa Sede sul caso avviata per espressa volontà di Papa Francesco: “Il desiderio e la volontà ferrea del Santo Padre e del Segretario di Stato – precisa Alessandro Diddi – sono di fare chiarezza senza riserve“. Il promotore di giustizia vaticano sottolinea di aver ricevuto mandato di esplorare ogni angolo del caso Orlandi e di “accertare qualunque aspetto” della vicenda “in uno spirito di franchezza” e con il “fermo invito a non tacere nulla.



Nel descrivere l’attuale fase di indagine attivata presso la Santa Sede, Diddi dichiara che “qualche iniziale risultato è stato conseguito” e spiega che “in pochi mesi sono state effetuate verifiche non espletate in 40 anni“. Il promotore di giustizia del Vaticano non nasconde il peso importantissimo del ruolo che gli è stato affidato dal Pontefice: “Se non svolgerò le attività di indagine accuratamente, sarò sotto gli occhi del mondo“. Diddi, che ha iniziato la sua attività di magistrato in Vaticano con le indagini sull’acquisizione del palazzo di Londra, a Sloane Avenue, tiene a precisare che l’approccio di “trasparenza” del Vaticano alla vicenda di Emanuela Orlandi sarà lo stesso che ha caratterizzato la spinosa questione che ha visto il cardinale Becciu finire a processo. Ma c’è di più: sempre al Corriere della Sera, Diddi dice di ritenere che il presunto ruolo della banda della Magliana nella scomparsa di Emanuela Orlandi “sia stato sopravvalutato”. “La situazione impone un inquadramento più ampio“, conclude il promotore vaticano, cosa che, da decenni, lo stesso Pietro Orlandi e l’intera famiglia gridano disperatamente nella speranza che qualcuno, tra chi di dovere, finalmente ascolti.

Le speranze del fratello Pietro sul giallo di Emanuela Orlandi

L’incontro tra Pietro Orlandi, il suo legale Laura Sgrò e il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi è atteso per oggi. Un momento molto importante, come lo stesso fratello di Emanuela Orlandi ha spiegato a DiMartedì sottolineando che si tratta della prima volta in cui, finalmente, potrà fornire le informazioni di cui è in possesso al Vaticano dopo 40 anni di silenzio tra le mura della Santa Sede. Le speranze di Pietro Orlandi e di tutta la famiglia non si sono mai spente, nonostante tutto il tempo trascorso e gli ostacoli del difficile percorso verso l’accertamento dei fatti dietro la sparizione della sorella.

Bisogna arrivare alla verità in qualche modo, c’è la volontà e l’unico comune denominatore che ne è uscito è che il Vaticano non può continuare a mantenere questo tipo di atteggiamento, da 40 anni ha fatto di tutto per evitare che la verità possa emergere (…)“. Tra i documenti che Pietro Orlandi porterà all’attenzione del Vaticano, anche una lettera che documenterebbe il passaggio di Emanuela Orlandi a Londra dopo il rapimento del 22 giugno 1983. Si tratterebbe di una missiva molto particolare: “tra il cardinal Poletti e l’arcivescovo di Canterbury, altissimo rappresentante della Chiesa inglese. Parlano di Emanuela. La cosa strana è che l’arcivescovo, nel 1993, manda questa lettera al cardinale Poletti, in cui scrive ‘Ho saputo che Lei in questo momento sta a Londra, spesso ci siamo scritti e riguarda la questione di Emanuela Orlandi. Forse è il caso che ci incontriamo direttamente’, è scritta in inglese“.