Il giornalista Gianluigi Nuzzi torna sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza romana scomparsa oramai nel lontano 22 giugno 1983 e attorno alla cui vicenda oramai continuano ad affastellarsi misteri, piste che conducono a vicoli chiedi e tante polemiche. A far discutere nelle ultime ore è la notizia che il Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano ha di fatto archiviato l’inchiesta in merito al ritrovamento delle famose ossa presso il Cimitero Teutonico della Capitale, cosa che ha fortemente deluso la famiglia Orlandi che da quasi quarant’anni è alla ricerca di una verità a cui forse sembra sempre più difficile arrivare: e nel corso di una diretta Instagram sul proprio profilo social (@gianluiginuzzi), il 51enne giornalista e conduttore televisivo ne ha parlato quest’oggi direttamente con Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e tra coloro che sono da sempre in prima fila per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica su una vicenda che presenta troppe zone oscure e che non sembra fare passi avanti nel capire quale sia stata la sorte di quella ragazza la cui foto con la fascia in testa in bianco e nero è diventata oramai una sorta di icona dei misteri dell’Italia dagli Anni Ottanta ad oggi. E, in attesa dell’appuntamento di questa sera con “Quarto Grado” dove si parlerà ancora di questa oscura vicenda, nel corso della suddetta diretta il giornalista e saggista ha ripercorso con Pietro gli aspetti più controversi della decisione del Giudice Unico, chiedendogli inoltre quali saranno i prossimi passi della famiglia per continuare nella battaglia per sapere cosa è accaduto a Emanuela quel giorno di giugno.



EMANUELA ORLANDI, IL FRATELLO A GIANLUIGI NUZZI: “NON CI FERMIAMO QUI”

“Non finisce qui e non ci fermiamo” ha avuto modo di ribadire Pietro Orlandi, dopo le reazioni a caldo di ieri, a proposito della decisione del Vaticano di archiviare l’inchiesta che era stata avviata a seguito della richiesta della famiglia di esaminare quei resti che erano rimasti sepolti nei sotterranei del Cimitero Teutonico di Roma e di cui si era venuto a sapere la scorsa estate. “Ci sembra assurdo” ha spiegato il fratello di Emanuela che come anche il legale che segue il caso ha più di qualche dubbio sull’archiviazione nonostante tra le motivazioni vi sia quella che i resti più recenti tra quelli rinvenuti risalirebbero ad almeno cento anni fa e quindi non sarebbero riconducibili alla quindicenne scomparsa nel 1983. Tuttavia come si è appreso la famiglia Orlandi potrà comunque richiedere accertamenti ulteriori a proposito di alcuni frammenti che sono stati repertati e al momento si trovano custoditi presso la Gendarmeria. Una delle contestazioni che vengono fatte a questa archiviazione è che si sarebbe proceduto a un esame solo visivo delle ossa, cosa non sufficiente: “Siamo perplessi” ha detto Laura Sgro, la legale degli Orlandi, spiegando che non è sufficiente un esame visivo per mettere la parola fine su questa vicenda mentre l’unica nota positiva è che ora potranno essere condotti nuovi accertamenti ed esami supplementari su quelle ossa rinvenute in quei sotterranei.

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