Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, torna davanti alle telecamere per un aggiornamento sull’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sul mistero della sua scomparsa. Intervenuto ai microfoni di DiMartedì, ha ripercorso alcuni punti chiave della vicenda sottolineando la necessità di arrivare, anche se dopo decenni, alla verità sul giallo della sparizione. Era il 22 giugno 1983 quando a Roma, in un pomeriggio come tanti, la storia della cittadina vaticana 15enne Emanuela Orlandi finì al centro di un caso dai contorni sconvolgenti e finora nebulosi.
Nel corso degli anni diverse piste (da quella “intestina” di un coinvolgimento della banda della Magliana a quella internazionale con il presunto piano per uno scambio con l’attentatore di Papa Giovanni Paolo II, il turco Mehmet Ali Ağca) si sono alternate e persino intersecate senza mai arrivare a una soluzione. Sullo sfondo, un “comune denominatore“, come lo chiama lo stesso Pietro Orlandi, incrostato nei 40 anni che seguono l’alba di uno dei cold case più oscuri delle cronache italiane: il silenzio del Vaticano. Oggi, a pochi passi dall’avvio dei lavori della Bicamerale d’inchiesta – con formula “allargata” anche alla scomparsa di Mirella Gregori, le cui tracce si persero circa un mese prima di Emanuela Orlandi, il 7 maggio 1983, sempre nella Capitale – Pietro Orlandi punta a tenere alta l’attenzione su Emanuela Orlandi affinché si possa giungere, finalmente, a fare piena luce.
Commissione parlamentare d’inchiesta su Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Il Vaticano non può continuare così”
Poche ore fa si è tenuta la discussione per l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Emanuela Orlandi. Mentre si attende il voto, il fratello Pietro Orlandi è intervenuto a DiMartedì per fare un punto dell’attuale fase in vista dei lavori che interesseranno entrambe le Camere per provare a dare una svolta al giallo iniziato il 22 giugno 1983 e ancora senza soluzione.
“Bisogna arrivare alla verità in qualche modo, c’è la volontà e l’unico comune denominatore che ne è uscito è che il Vaticano non può continuare a mantenere questo tipo di atteggiamento, da 40 anni ha fatto di tutto per evitare che la verità possa emergere. Ieri alla Camera è uscito che uno Stato laico non può accettare questo tipo di comportamento“. Via social, Pietro Orlandi ha delineato un orizzonte temporale in cui la Bicamerale potrebbe essere operativa: “Se il voto sarà positivo, come prevedo, passerà tutto al Senato e, se tutto va liscio, mi dicono che entro aprile la commissione potrà essere costituta e cominciare a lavorare“.
Emanuela Orlandi, Bicamerale allargata a giallo Mirella Gregori
La commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi si occuperà anche del giallo di Mirella Gregori. L’allargamento, come emerso nelle ultime settimane, è stato deciso dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e il voto all’emendamento sul caso Gregori sarebbe avvenuto all’unanimità e i lavori riguardereranno quindi anche l’altro grande enigma del 1983, iniziato circa un mese prima della sparizione della cittadina vaticana Emanuela Orlandi.
“Le due vicende – ha dichiarato sul punto Pietro Orlandi – sono state legate dall’inizio soprattutto per quanto riguardava lo scambio con Ali Ağca, una delle ipotesi, secondo me, ma anche secondo la sorella di Mirella Gregori, Maria Antonietta, non c’è un legame tra le due storie. Qualcuno purtroppo ha voluto utilizzare la vicenda di Mirella e portarsela nella vicenda di Emanuela. Il suo caso secondo me meriterebbe un’inchiesta separata della procura, perché su Mirella non si è mai indagato. È importante che ci sia questa commissione anche su di lei, perché si tiene alta l’attenzione”.
La presunta richiesta vaticana per la restituzione del corpo di Emanuela Orlandi
Sul caso di Emanuela Orlandi indagarono anche i Servizi segreti italiani, Sismi e Sisde, e in particolare, secondo quanto raccontato da Pietro Orlandi, al Sismi sarebbero stati conservati tre faldoni relativi alle indagini sulla scomparsa della 15enne. “Credo che siano negli archivi – ha aggiunto Pietro Orlandi – e su queste situazioni la commissione d’inchiesta può intervenire“. Il fratello di Emanuela Orlandi spera di essere ascoltato durante i lavori della Bicamerale e auspica che vengano sentiti anche gli inquirenti di Roma che per primi operarono sul caso. “Le prime persone che dovrebbero essere ascoltate, secondo me, sono l’ex magistrato Capaldo, l’ex capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, il comandante della gendarmeria Giani e il suo vice”.
Sempre a DiMartedì, qualche settimana fa, Pietro Orlandi aveva richiamato un episodio che avrebbe coinvolto proprio Capaldo all’epoca delle indagini sulla sparizione della sorella Emanuela Orlandi: “Pochi anni fa, Capaldo ha avuto un incontro con due rappresentanti dello Stato Vaticano. Erano il comandante della Gendarmeria vaticana e il suo vice, in rappresentanza dell’entourage di Ratzinger. In quel momento si parlava della sepoltura di De Pedis (Enrico “Renatino” De Pedis, boss della Magliana, ndr). Il Vaticano voleva che la magistratura togliesse De Pedis da Sant’Apollinare perché imbarazzava la Chiesa. Capaldo chiese in cambio un aiuto per la questione di Emanuela. E alla fine di questi incontri, Capaldo chiese la restituzione del corpo di Emanuela. La risposta non è stata ‘Come si permette?‘, ma ‘Va bene, purché la Procura imbastisca una storia verosimile che tolga qualunque responsabilità dal Vaticano‘. Poi è intervenuto il nuovo capo della Procura di Roma, Pignatone, che si era appena insediato, e ha tolto l’inchiesta a Capaldo e ha archiviato tutto. Papa Francesco, appena finito il mandato, lo ha proposto come presidente del Tribunale Vaticano”. La replica dell’ex procuratore di Roma, Pignatone, è arrivata attraverso l’Ansa: “Non ho mai ostacolato in alcun modo nessuna attività di indagine disposta dal dottor Capaldo o dalle altre colleghe. Non ho mai avocato il procedimento relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Dopo il mio arrivo da procuratore a Roma, il dottor Capaldo ha continuato per oltre tre anni a dirigere le indagini sulla scomparsa della Orlandi, sentendo personalmente testimoni e indagati, disponendo intercettazioni e attività di polizia giudiziaria e nominando consulenti“.
L’ombra della pedofilia nel giallo di Emanuela Orlandi? Pietro: “Ex funzionario della gendarmeria mi disse…”
Dietro la scomparsa di Emanuela Orlandi, un’altra presunta pista è quella della pedofilia. Un’amica della 15enne, come emerso nella docuserie Vatican Girl su Netflix, raccontò una confidenza che la ragazza le avrebbe fatto in gran segreto rivelandole di aver avuto “attenzioni da un prelato“. Pietro Orlandi ha affrontato anche questo aspetto della vicenda ai microfoni di Giovanni Floris, in onda il 21 marzo a DiMartedì: “Conosco questa ragazza, era una compagna di scuola di Emanuela che è rimasta sconvolta, ha una paura tremenda di questa cosa. Mi chiese anche di non mandare più in onda la sua intervista. Non so se la pedofilia abbia un legame con la vicenda di mia sorella, è un argomento particolare. Nell’83, della pedofilia nella Chiesa non si parlava...”.
Pietro Orlandi ha raccontato un episodio durante la trasmissione: “Due o tre anni fa, incontrai un ex funzionario della gendarmeria che mi disse ‘Tu ce l’hai sempre col Vaticano, ma noi come gendarmi ci siamo dati subito da fare. Appena è successa quella cosa di Emanuela, siamo andati con la sua foto da quei tre-quattro cardinali che sapevamo con i ragazzini e le ragazzine… Gli abbiamo fatto vedere la foto, loro l’hanno guardata e hanno detto ‘No, con lei no'”.