È clamorosa la rivelazione fatta dal magistrato Giancarlo Capaldo in merito al caso di sparizione di Emanuela Orlandi, da lui seguito dal 2009 al 2013: «Il Vaticano mi chiese un incontro, che aveva come oggetto la richiesta di trovare un sistema per non mantenere l’attenzione della stampa in modo negativo sul Vaticano. In quell’occasione, chiesi la possibilità del rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi o almeno di sapere, di conoscere la sua fine. Si mostrarono disponibili, e mi dissero ‘le faremo sapere”».



Capaldo lo racconta nel suo libro “La ragazza scomparsa”, ispirato ovviamente al caso della giovane 15enne sparita il 22 giugno 1982 da Roma e sulla quale è stata “montata” per decenni una vicenda che lambiva la Santa Sede, i servizi segreti, la CIA e diverse organizzazioni criminali (il tutto senza ancora capire chi realmente rapì Emanuela e per quale motivo). «Feci quella richiesta – rivela Capaldo nel presentare il suo libro all’Adnkronos – perché sapevo che conoscere la verità toglie il tormento alla famiglia, lo sapevo per esperienza. Quello che non accettiamo infatti non è la morte, ma di non conoscere cosa sia accaduto ai nostri cari. Loro si resero disponibili a fare ogni sforzo possibile, ammettendo dunque che fosse una soluzione percorribile».



IRA PIETRO ORLANDI SUL VATICANO: “CI HA TRADITO”

È ancora Capaldo che sottolinea come vi fu nel passato un momento storico in cui il Vaticano decise di cambiare rotta rispetto alla strada di «rimandare alle calende greche la conoscenza di tutta la vicenda». Secondo il magistrato in Santa Sede cambiarono posizione e usarono un’altra strategia, «ovvero quella di fare alcune azioni verso la possibilità di permettere alla famiglia di riabbracciare le spoglie di Emanuela». Da ultimo, Capaldo rivela come quel “cambio” sia durato pressapoco un mese e poco più. È furente il commento del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi da anni impegnato a ristabilire la verità sulla sparizione della ragazza: «Il Vaticano ha tradito Emanuela e la mia famiglia, ci ha voltato le spalle», attacca nel giorno stesso della presentazione del libro di Capaldo, «Io personalmente sono convinto che Papa Francesco sia a conoscenza della storia, perché è quello che più di tutti ha alzato un muro sulla vicenda. Ora dovrebbe fare un passo importante per farci riavere il corpo, perché sarebbe dimostrazione di avere una coscienza cristiana: lui rappresenta Gesù Cristo in terra, e non dovrebbero continuare a tenere tutto occultato come stanno facendo da 38 anni». Secondo l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, è ora intento netto quello di «rivolgerci immediatamente all’autorità giudiziaria vaticana, per chiedere chiarimenti dopo le rivelazioni del magistrato Giancarlo Capaldo, al fine di conoscere a che titolo è avvenuto questo incontro, chi erano gli interlocutori, a che titolo parlavano», rivela all’Adnkronos. «Questa storia non può restare occultata a vita – conclude Orlandi – Noi abbiamo sempre dato la massima fiducia al Vaticano, ma col tempo mi sono convinto e che la questione è nata là dentro. Chi sa delle cose e non dice nulla è complice, e là dentro ci sono tantissimo complici». La verità sulla sparizione di Emanuela Orlandi, è netto il fratello, sarebbe troppo pesante per l’immagine della Chiesa: «verrebbe giù tutto, è questo è il motivo per cui non è venuta mai fuori la verità. Ma sarebbe ora che il Vaticano prendesse una posizione seria».

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