Il 22 giugno prossimo saranno trascorsi 40 anni esatti dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, e la famiglia spera di avere in mano una svolta dopo decenni di domande senza risposta. Un impulso decisivo perché si arrivi alla verità potrebbe arrivare dalla recente apertura di un’inchiesta vaticana sul rapimento dell’allora 15enne Emanuela Orlandi, attività affidata al promotore di giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi, che promette di “non fare sconti” a nessuno, a qualunque livello siano eventuali responsabilità che potrebbero emergere, su mandato di Papa Francesco. Il Pontefice, secondo quanto riportato nelle ultime ore, avrebbe dato ordine di lavorare al caso nella massima trasparenza e “senza riserve”, fermo nella volontà di arrivare a fare chiarezza su cosa è successo a Emanuela Orlandi.
“Ho visto la volontà di fare chiarezza, qualunque sia la verità e qualunque sia la responsabilità (…) Ho fatto l’elenco di tutte le persone che secondo me potrebbero essere a conoscenza dei fatti e che dovrebbero essere sentite“, ha dichiarato Pietro Orlandi a margine del recente lungo incontro con il promotore di giustizia vaticanoDiddi. “Chiedevamo da tempo di poter verbalizzare nomi, chat, situazioni, hanno raccolto tutto con molta serenità, hanno ascoltato qualunque cosa senza disturbarsi per le cose che dicevo. Non dimentico ovviamente i 40 anni passati, ma questo lo considero un nuovo capitolo. Da parte di Diddi e delle persone che stavano lì ho trovato molta disponibilità“. Pietro Orlandi, sentito in Vaticano come persona informata sui fatti, finalmente ha potuto dire tutto quello che, da decenni, avrebbe voluto esporre alle autorità della Santa Sede per cercare di ricostruire il puzzle della sparizione di sua sorella Emanuela.
Il fratello di Emanuela Orlandi “positivo” sulla nuova inchiesta vaticana
Tra le ultime novità relative all’apertura dell’inchiesta vaticana sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, una avrebbe il sapore di una svolta inaspettata e positiva per la famiglia: la disponibiltà della Santa Sede a collaborare con le autorità italiane per accertare i fatti e indagare ad ampio raggio sulle responsabilità nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Il promotore Diddi avrebbe già avviato un importante lavoro di ricostruzione e non solo: in mano agli inquirenti vaticani ora ci sarebbero alcuni “documenti impolverati” recuperati dopo tanti anni e che potrebbero contribuire in modo importante all’attuale fase.
Pietro Orlandi ha consegnato al promotore di giustizia vaticano quanto a sua conoscenza, comprese lettere, chat, documenti che attesterebbero un presunto passaggio di Emaunela Orlandi a Londra dopo il rapimento. “È la prima volta in 40 anni che vengo interrogato in maniera così approfondita, su argomenti di cui non avevo mai parlato e che secondo me sono le cose più importanti. L’inchiesta è stata aperta il 9 gennaio, ma ho saputo che già da tantissimo tempo stanno lavorando e hanno interrogato altre persone, non so chi, e hanno già una bella documentazione sulle cose che hanno trovato, il Vaticano negli anni passati aveva detto di non avere neanche un pezzo di carta sul caso, invece evidentemente delle cose sono uscite fuori”. Così Pietro Orlandi ha commentato l’esito dell’incontro dell’11 aprile scorso, lungo circa otto ore, nel corso del quale avrebbe fatto anche dei “nomi eccellenti” che spera vengano vagliati.