Il giallo di Emanuela Orlandi torna prepotentemente alla ribalta con la pubblicazione di alcune intercettazioni relative al rapimento. A parlare in una intercettazione del 2009, secondo quanto riportato da Repubblica, sarebbe Sergio Virtù, autista del boss della Magliana Enrico De Pedis. Nella conversazione registrata tra Virtù e l’allora compagna, l’uomo avrebbe ammesso un suo coinvolgimento nel sequestro della giovane. “L’ho fatto per soldi”, avrebbe detto colui che è stato indicato come autista e guardia del corpo di De Pedis, lo stesso che diversi testimoni avrebbero individuato quale parte attiva nel rapimento di Emanuela Orlandi.



L’intercettazione di cui il quotidiano dà conto risalirebbe al 20 dicembre 2009 quando, appreso delle indagini a carico dell’allora compagno, la fidanzata di Virtù lo avrebbe chiamato al telefono e ne sarebbe scaturita la conversazione in oggetto. Nello stralcio diffuso da Repubblica si legge che Virtù avrebbe dichiarato di aver fatto parte, in passato, di un “ambiente un po’ particolare”, ma di non essere pentito: “Non me ne pento, ti dico la verità, l’ho fatto per soldi e non me ne frega niente”.



Dopo l’acquisizione della intercettazione, gli inquirenti avrebbero convocato Virtù per essere sentito sulle questioni esposte nella telefonata del 2009 in cui sarebbero emersi profili di interesse investigativo sul caso della 15enne scomparsa nel giugno 1983. Nel corso dell’interrogatorio, Virtù avrebbe negato di essere “l’uomo che si sente nella telefonata” sebbene, secondo quanto avrebbero riportato gli investigatori nel passaggio pubblicato dal quotidiano, “fosse a lui riconducibile l’utenza intercettata”. Di fatto, la questione sarebbe morta lì e agli atti non vi sarebbe alcun accertamento tecnico sulla voce impressa in quella intercettazione.



Emanuela Orlandi, la confessione del presunto rapitore in un verbale

Pochi giorni fa, sempre Repubblica ha diffuso il contenuto di un verbale inedito di interrogatorio, del 2008, in cui Salvatore Sarnataro, ascoltato come testimone, avrebbe riferito di una confessione resagli dal figlio, Marco Sarnataro, in merito al sequestro di Emanuela Orlandi da parte di un commando della Banda della Magliana di cui lui stesso avrebbe fatto parte. Nel racconto di Salvatore Sarnataro, secondo quanto riportato dal quotidiano, emergerebbe la rivelazione del figlio sull’aver agito per ordine di Enrico De Pedis, boss della Magliana, in cambio di una Suzuki 1100. “Mio figlio – avrebbe detto Salvatore Sarnataro agli inquirenti – mi disse che dopo averla pedinata per alcuni giorni, ebbero da De Pedis l’ordine di prelevarla”. Sarebbe questo, secondo il contenuto del verbale pubblicato da Repubblica, l’incipit del giallo di Emanuela Orlandi, la prima fare del rapimento che ancora oggi è un caso completamente irrisolto.

Marco Sannataro, morto un anno prima della stesura di quel verbale con le parole del padre, secondo il racconto avrebbe partecipato al sequestro e avrebbe riferito inoltre al genitore di aver fatto salire Emanuela Orlandisu una Bmw berlina a piazza Risorgimento, a una fermata dell’autobus”. Salvatore Sarnataro avrebbe poi aggiunto di aver appreso dal figlio che la 15enne sarebbe stata condotta in un luogo, “il laghetto dell’Eur”, in cui ad attendere ci sarebbe stato Sergio Virtù, l’autista e uomo di fiducia dello stesso De Pedis.