Il caso di Emanuela Orlandi è stato approfondito oggi negli studi de I Fatti Vostri. Ospite il fratello Pietro che ha esordito così: “Quel giorno Emanuela – ha raccontato ricordando il giorno in cui sparì – mi chiese di accompagnarla a scuola, io non potevo. Uscì di casa sbattendo la porta, mi mandò a quel paese e io mi son sempre domandato se l’avessi accompagnata magari non sarebbe successo nulla…”.
Sull’apertura recente di un’inchiesta da parte del Vaticano: “Non credo ad una coincidenza, erano due o tre anni che chiedevamo l’apertura di un’inchiesta. Avevamo scritto anche a Papa Francesco e lui ci ha risposto dicendo di rivolgerci al tribunale vaticano. Per un anno non ci hanno mai detto nulla poi all’improvviso è arrivata questa comunicazione che noi abbiamo saputo tramite la stampa”.
EMANUELE ORLANDI, IL FRATELLO PIETRO: “LA MIA FAMIGLIA ENTRO’ DENTRO UN INCUBO”
Il fratello di Emanuela Orlandi ha ricordato anche la visita di Papa Wojtyla “La mia famiglia entrò dentro un incubo, dopo sei mesi Giovanni Paolo II venne a casa nostra e ci parlò del terrorismo internazionale, dicendoci che stava facendo quanto umanamente possibile per arrivare ad una soluzione. Io sono convinto che tutti e tre i Papa sappiano. Ratzinger sicuramente, non ha mai voluto nominare Emanuela Orlandi, se ne è sempre tenuto al di fuori”.
Pietro Orlandi si è detto convinto che la Chiesa sia a conoscenza di quanto accaduto, per poi aggiungere: “Da un anno chiediamo un incontro per poter verbalizzare degli screenshot di due persone che ho avuto dalla Santa Sede, di due persone vicine a Papa Francesco e che parlano di Emanuela Orlandi. E’ come se avessero fatto una sorta di indagine e avessero individuato una cassa nel 2014, qualcosa presa e messa da parte”. Pietro Orlandi ha concluso: “Cosa mi aspetto da questo inchiesta? E’ un passo importante, mi auguro ci sia volontà, onestà a trasparenza per indagare, volendo si può chiedere tutto in mezz’ora, ci sono persone a conoscenza di tutto”.