Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, poche ore fa ha voluto precisare alcune delle dichiarazioni rese durante la manifestazione che si è tenuta a Roma, in piazza Cavour, il 13 gennaio scorso. Un momento di riflessione pubblica per chiedere, ancora una volta, che le indagini sulla scomparsa della cittadina vaticana – sparita misteriosamente il 22 giugno 1983 e mai ritrovata – non si arenino nuovamente come successo nel corso degli ultimi 40 anni. Prima di entrare nel dettaglio delle considerazioni espresse dal fratello di Emanuela Orlandi, occorre sottolineare il rinnovato appello che ha rivolto perché si smetta di “occultare la verità” e affinché, dopo mesi, finalmente possano partire i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta sui casi di Emanuela Orlandi e della coetanea Mirella Gregori (scomparsa il 7 maggio dello stesso anno sempre nella Capitale).



Pietro Orlandi ha inoltre ribadito la necessità che vengano acquisite le testimonianze di soggetti, di cui ha allegato un elenco, che ritiene possano avere informazioni sul caso:Lo scorso anno – ha scritto sui social – dopo essere stato convocato dal promotore Diddi (che coordina l’indagine in Vaticano, ndr) in seguito all’inchiesta su Emanuela, lo stesso Diddi tramite mezzo stampa disse che ci rifiutavamo di fare nomi. Falso. Questa di seguito è la lista di nomi inserita nel memoriale che consegnai a Diddi. Persone che sarebbe importante fossero convocate e ascoltate perché alcuni sono a conoscenza di fatti altri potrebbero confermare fatti. Queste persone non furono mai ascoltate nella prima e seconda inchiesta, anche perché il Vaticano nella prima inchiesta respinse le rogatorie internazionali presentate dai magistrati italiani“.



Emanuela Orlandi, il fratello: “Mai detto di resti a Santa Maria Maggiore, ho parlato di una cassa che…”

Poche ore fa, intervenuto su Facebook per chiarire ulteriormente le dichiarazioni pubbliche che ha fatto durante la manifestazione per sua sorella Emanuela, Pietro Orlandi ha precisato quanto segue: “Leggo molti articoli secondo i quali la mia ipotesi è che i resti di Emanuela si troverebbero a Santa Maria Maggiore. Io non ho mai detto di resti di Emanuela a Santa Maria Maggiore, ho parlato di una cassa che potrebbe contenere materiale relativo ad Emanuela (documenti, prove) che sarebbe stata portata a Santa Maria Maggiore secondo alcuni testimoni dei quali sollecito la convocazione da parte del promotore Diddi“.



A stretto giro, il comunicato stampa dell’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò: “In relazione a un coinvolgimento della Basilica di Santa Maria Maggiore con il rapimento di Emanuela Orlandi e al fatto che presso tale Basilica vi sia stato un intervento del Ministero dei beni culturali mentre era ministro Franceschini, che l’avrebbe autorizzato, presumibilmente negli anni 2013-2014, la famiglia Orlandi precisa che nessuna responsabilità è stata imputata in capo al ministro stesso, ma chiede che venga verificata quanto prima questa circostanza, così come rappresentato agli inquirenti. Oggi Emanuela Orlandi compie cinquantasei anni. L’auspicio della famiglia è quello della massima collaborazione, nell’interesse della verità, attesa da più di quaranta anni“.