Dopo la notizia del rinvio del voto per l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Emanuela Orlandi, che ha scatenato aspre polemiche, interviene l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. «Io non ho mai ostacolato in alcun modo nessuna attività di indagine disposta dal dr. Capaldo o dalle altre colleghe», dichiara all’Ansa. Inoltre, ritiene di non aver mai «avocato il procedimento relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi». Dopo l’arrivo da procuratore a Roma, Capaldo ha continuato per oltre tre anni a dirigere le indagini sulla scomparsa della 15enne, scomparsa il 22 giugno 1983, «sentendo personalmente testimoni e indagati, disponendo intercettazioni e attività di polizia giudiziaria e nominando consulenti».



Giuseppe Pignatone aggiunge che l’attività di rimozione della salma di Enrico De Pedis dalla tomba nella Basilica di Sant’Apollinare, così come i successivi scavi nella cripta che hanno portato al ritrovamento di alcuni scheletri e di molti frammenti ossei non riconducibili ad Emanuela Orlandi sono stati disposte e coordinate da Capaldo.



“ARCHIVIAZIONE? DECISA A MAGGIORANZA”

Emanuela Orlandi precisa all’Ansa che «la richiesta di archiviazione è stata decisa a maggioranza, al momento della scadenza dei termini delle indagini, tra i colleghi titolari del procedimento». Quindi, l’ex procuratore di Roma ha condiviso e “vistato” da Capo dell’Ufficio questa richiesta, invece Capaldo, «che non era d’accordo, ha rifiutato – come era suo diritto – di firmarla». Pertanto, il 27 aprile 2015, secondo quanto previsto dalle circolari del Csm in materia, ha chiesto la revoca dell’assegnazione del procedimento. La richiesta di archiviazione è stata presentata il 5 maggio 2015 ed è stata accolta dal gip il 19 ottobre dello stesso anno, nonostante i familiari di Emanuela Orlandi abbiano presentato opposizione, poi è stata confermata definitivamente dalla Cassazione il 6 maggio 2016. Intanto in Vaticano proseguono le indagini avviate all’inizio dell’anno. Sul lavoro che sta svolgendo il Promotore della Giustizia Alessandro Diddi c’è massimo riserbo, ma comunque la famiglia non è stata sentita. «Saremo convocati a fine indagine, al momento non possiamo fare niente», dichiara l’avvocato della famiglia Orlandi.

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