Sono parole forti quelle pronunciate da Pietro Orlandi nel giorno del 37esimo anniversario della scomparsa della sorella Emanuela Orlandi. L’uomo, che non ha mai smesso di cercare la verità, nel corso di un sit-in a Sant’Apollinare ha puntato il dito contro Papa Francesco: “Le mie speranze verso il Vaticano sono molto tenui, anche se non mollerò mai. Papa Francesco è stato una delusione, perché quando venne eletto (nel 2013, ndr) e mi fece il nome di Emanuela, ho avuto una speranza, pensai che ci potesse essere un cambio. Ma poi mi sono reso conto che nel corso degli anni il muro si è alzato ancora di più, è mancata la volontà di collaborare”. Pietro Orlandi si rivolge allora al predecessore di Francesco, Joseph Ratzinger: “Il mio appello a fare giustizia e a darci verità lo rivolgo non a Francesco, Papa che so essere chiuso nei confronti della vicenda di Emanuela, ma a Ratzinger, che ancora indossa la veste bianca. È ancora Papa Benedetto ed era vicinissimo a Giovanni Paolo II: ora, che a 93 anni si avvicina al Padre, se sa qualcosa, abbia un rigurgito di coscienza e lo dica, non si porti segreti nella tomba come Wojtyla”. (agg. di Dario D’Angelo)



EMANUELA ORLANDI, IL FRATELLO PIETRO: “CREDEVAMO DI AVERLA TROVATA VIVA…”

Oggi, lunedì 22 giugno 2020, ricorre il 37° anniversario della sparizione di Emanuela Orlandi, la quindicenne residente nella città del Vaticano e figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia scomparsa nel nulla nel 1983 e mai più ritrovata. Una ricorrenza che, seppure simboleggi un evento drammatico, sarà ricordata dalle 18 alle 20 con un sit-in in piazza Sant’Apollinare a Roma, che rimane l’ultimo luogo nel quale la giovane venne avvistata. Il fratello Pietro ha ricordato nel corso del contenitore “Crimini e Criminologia”, condotto da Fabio Camillacci su Radio Cusano Tv Italia, il momento più triste vissuto in tutti questi anni e coinciso con la certezza, poi crollata, di avere ritrovato Emanuela. “Di momenti di illusione ce ne sono stati tanti in questi 37 anni. Però, quello in cui noi eravamo veramente convinti di andare a riprendere mia sorella risale al 1993, cioè 10 anni dopo la scomparsa. Quella volta io, mia madre e mio padre ci recammo in Lussemburgo perché da segnalazioni attendibili e da foto che ci erano arrivate, sembrava che Emanuela fosse tenuta all’interno di un convento di suore di clausura”.



EMANUELA ORLANDI, IL FRATELLO PIETRO: “CONTATTAI I GIORNALISTI, MA…”

Addirittura, ha rivelato il fratello di Emanuela Orlandi ai microfoni di Radio Cusano Tv Italia, gli stessi magistrati erano convinti che “stavolta era fatta, che avevamo tutti insieme ritrovato Emanuela e noi ovviamente eravamo al settimo cielo per la gioia, al punto che mentre mia madre era nella stanza dove c’era questa suora che avrebbe dovuto essere Emanuela, io insieme al dottor Cavaliere mi misi al telefono con tutti i giornalisti italiani dicendo loro ‘preparatevi che torniamo in Italia con mia sorella’. Questo per dire che non avevamo dubbi, quella volta eravamo veramente convinti di averla ritrovata. E invece appena mia madre tornò dall’incontro capii subito dalla sua faccia disperata che quella suora purtroppo non era Emanuela. Una delusione inimmaginabile e difficilissima da rendere a parole: “Per tutti noi quella volta ci fece molto più male del giorno in cui Emanuela scomparve, perché in una frazione di secondo passammo dalla gioia più grande alla disperazione totale. Comunque, non molliamo nemmeno dopo 37 anni, perché restiamo convinti che prima o poi arriveremo alla verità sulla scomparsa di mia sorella, nella speranza che il Vaticano finalmente accetti di sentirmi”.

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