EMANUELA ORLANDI SCOMPARSA: LA NUOVA INCHIESTA DEL VATICANO FARÀ CHIAREZZA SULLA 15ENNE?
Doveva rientrare a casa dopo le lezioni di musica, ma Emanuela Orlandi non vi ha fatto più ritorno. E dal 22 giugno 1983 tiene banco la sua scomparsa, uno dei casi irrisolti più celebri della storia italiana e vaticana, con implicazioni e sospetti che tuttora chiamano in causa il Vaticano, oltre ai servizi segreti di diversi Stati e alla Banda della Magliana. Una vicenda intricata sin dalle prime fasi. Le telefonate anonime, la pista del terrorismo internazionale, il collegamento con l’attentato a Giovanni Paolo II, poi con quello della scomparsa di Mirella Gregori, fino alle presunte connessioni con lo scandalo del Banco Ambrosiano e i finanziamenti a Solidarność. Tante le piste, come quella inglese, di Bolzano della pedofilia.
Tutto ciò finora non ha portato né al ritrovamento di Emanuela Orlandi né alla verità su cosa sia successo a quella ragazzina di 15 anni. L’auspicio è che possa fare chiarezza l’inchiesta in Vaticano. Il 9 gennaio scorso, infatti, per volere di Papa Francesco, il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi e la gendarmeria hanno aperto ufficialmente per la prima volta le indagini su Emanuela Orlandi, a quasi quarant’anni dalla scomparsa. Due mesi dopo è stata istituita dal Parlamento italiano una commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta. Una prima svolta si è avuta l’11 aprile, quando Pietro Orlandi, accompagnato dall’avvocato Laura Sgrò, è stato sentito in Vaticano da Diddi. Quindi, ha verbalizzato per la prima volta in sede vaticana la sua testimonianza, presentando le informazioni da lui raccolte nel corso degli anni, oltre che una lista di nomi da interrogare.
SCOMPARSA EMANUELA ORLANDI: I DUBBI DI CAPALDO
Della scomparsa di Emanuela Orlandi ha recentemente parlato il procuratore Giancarlo Capaldo, l’ultimo a occuparsene prima che l’inchiesta venisse archiviata dall’attuale presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone quando fu nominato a capo della procura di Roma. «Io ebbi la sensazione che i due emissari del Vaticano che vennero da me sapessero che Emanuela non era più viva», ha dichiarato Capaldo ad Atlantide.
Il riferimento è all’incontro con il capo e il vicecapo della gendarmeria, Domenico Giani e Costanzo Alessandrini. «Per me era impossibile che in 30 anni non si fossero mai occupati di una ragazza, cittadina vaticana, per cui il Papa aveva fatto otto appelli». Dai due apprese che c’era stato il via libera alla collaborazione, se li si toglieva dall’imbarazzo di sgomberare la tomba di De Pedis, in cambio di informazioni su Emanuela Orlandi o sui suoi resti. «Io dedussi che loro sapessero che Emanuela non fosse più viva. Non chiedevo loro di sapere tutto quanto fosse accaduto ma ero convinto che il Vaticano era a conoscenza di molte cose importanti».
Ancor prima che si occupasse del caso, la Santa Sede chiese allo Stato italiano di fare un passo indietro perché aveva aperto una linea diretta con i presunti rapitori. A tal proposito, c’è un audio, mandato in onda anni fa da Chi l’ha visto, che testimonia tale trattativa col segretario di Stato Agostino Casaroli. «Questa telefonata afferma con forza la scarsa anzi nulla collaborazione da parte del Vaticano nel cercare di capire cosa fosse accaduto a Emanuela Orlandi. Se questa trattiva fosse vera o no non lo sappiamo, perché il Vaticano non ha collaborato né con la Polizia né con la magistratura italiana. Il Papa fece otto appelli per Emanuela, anche questo ha un significato importante», ha dichiarato Giancarlo Capaldo nel programma condotto da Andrea Purgatori.