Tra pochi giorni, probabilmente subito dopo Pasqua, Pietro Orlandi si recherà in Vaticano per “verbalizzare qualcosa” relativamente alla recente apertura di un’indagine della Santa Sede sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Lo ha confermato lui stesso, insieme all’avvocato Laura Sgrò, durante la recente puntata di DiMartedì in cui ha fatto altre rivelazioni sul giallo della sorella sparita a 15 anni il 22 giugno 1983. Dopo il rapimento, secondo una pista che condurrerebbe in Inghilterra e precisamente a Londra, Emanuela Orlandi sarebbe stata condotta Oltremanica e sarebbe rimasta in vita per diverso tempo. Ci sarebbe una possibilità concreta, secondo Pietro Orlandi, che la “pista inglese” regga alla luce di un documento che proverebbe un coinvolgimento dell’arcivescovo di Canterbury nel caso.
La decisione del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, di riaprire le indagini sulla minorenne scomparsa 40 anni fa risale al gennaio scorso e ora, con l’avvio di una commissione parlamentare d’inchiesta e la rinnovata attenzione mediatica e investigativa sul mistero, la famiglia spera di essere ad un punto di svolta. Ospite della trasmissione di Giovanni Floris, il fratello di Emanuela Orlandi ha parlato di una missiva che è nelle sue mani, e che porterà all’attenzione di Diddi, e questa riguarderebbe uno scambio tra il predetto arcivescovo inglese e un alto prelato italiano, oggi defunto, il cui nome gravita da decenni intorno alle ombre sulla sorte di Emanuela Orlandi. In qualche modo, le battute tra i due prelati richiamerebbero un documento segreto – dichiarato falso dalla Santa Sede – in cui emergerebbe con forza l’ipotesi di un “periodo londinese” nel sequestro Orlandi. “Ho una lettera tra il cardinal Poletti e l’arcivescovo di Canterbury, altissimo rappresentante della Chiesa inglese. Parlano di Emanuela. La cosa strana è che l’arcivescovo, nel 1993, manda questa lettera al cardinale Poletti, in cui scrive ‘Ho saputo che Lei in questo momento sta a Londra, spesso ci siamo scritti e riguarda la questione di Emanuela Orlandi. Forse è il caso che ci incontriamo direttamente’, è scritta in inglese”.
La questione di Londra nel giallo di Emanuela Orlandi
È la prima volta che il Vaticano convoca il fratello di Emanuela Orlandi e il suo incontro con il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, è atteso a giorni. Nel frattempo, Pietro Orlandi ha voluto chiarire un aspetto che riguarda un presunto dossier che vorrebbe l’iniziale trasferimento della sorella in Sardegna, dopo il rapimento avvenuto a Roma il 22 giugno 1983, prima del presunto spostamento a Londra. “Posso dire che a volte vengono scritte notizie senza un minimo di riscontro, perché l’importante per qualcuno è ricevere dei like. Sono cose non vere che creano confusione e danni“.
La lettera che Pietro Orlandi porterà al promotore di giustizia vaticano riporta alla mente un documento di 5 pagine diffuso nel 2017 dal giornalista Emiliano Fittipaldi (e descritto anche in una sezione della docuserie Netflix Vatican Girl) che sarebbe stato conservato in una cassaforte della prefettura degli Affari economici della Santa Sede e poi trovato dallo stesso Fittipaldi. Il documento ha in oggetto una dicitura che non passa inosservata, sebbene non si sappia se vero o falso: “Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina vaticana Emanuela Orlandi” fino al 1997. All’interno, una “sintesi delle prestazioni economiche resesi necessarie a sostenere le attività svolte a seguito dell’allontanamento domiciliare e delle fasi successive allo stesso della cittadina Emanuela Orlandi“.