L’ombra di una potenziale svolta o dell’ennesimo depistaggio si allunga sul caso di Emanuela Orlandi con la notizia, anticipata da Enrico Mentana nell’edizione delle 20 del TgLa7 del 10 luglio, secondo cui la Procura di Roma starebbe vagliando carte del 1983 relative a una pista che punterebbe allo zio della cittadina vaticana scomparsa 40 anni fa, Mario Meneguzzi, oggi defunto (marito di Lucia Orlandi, sorella di Ercole padre di Emanuela). Una questione che ha innescato l’immediata reazione della famiglia al punto da spingere il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, ad annunciare un incontro con i giornalisti nelle ore immediatamente successive: “Hanno superato il limite. Martedì 11 luglio 2023 alle ore 16 è indetta una conferenza stampa presso la sede dell’Associazione della Stampa Estera, Via dell’Umiltà 83/C, Roma, riguardo alle notizie emerse in relazione a vicende che vedrebbero coinvolti un familiare nella sparizione di Emanuela Orlandi“. Presenti anche l’avvocato dei familiari, Laura Sgrò, e un’altra sorella di Emanuela, Natalina Orlandi.
Proprio quest’ultima, infatti, sarebbe al centro dello scenario delineato dai documenti – un carteggio in possesso del Vaticano da decenni e consegnato, secondo le ultime indiscrezioni, agli inquirenti italiani nell’ambito della nuova inchiesta – che proverebbero uno scambio di informazioni tra l’allora segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli e un sacerdote inviato in Colombia da Papa Wojtyla, interpellato su una circostanza specifica della quale sarebbe stato a conoscenza in quanto confessore degli Orlandi. A domanda precisa di Casaroli sull’ipotesi che la sorella maggiore di Emanuela Orlandi, gli avesse rivelato di aver subito molestie dallo zio, il prelato avrebbe confermato la circostanza con una missiva di cui TgLa7 riporta il seguente passaggio: “Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio, me lo confidò terrorizzata: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima”. La reazione di Pietro Orlandi a questa presunta novità esplosiva non si è fatta attendere.
Emanuela Orlandi, la pista dello zio e il carteggio in Vaticano
Secondo quanto emerso dal servizio del TgLa7 di ieri, 10 luglio, pochi mesi dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi l’allora segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli avrebbe scritto in via riservata a un sacerdote inviato in Colombia da Giovanni Paolo II con l’obiettivo di avere conferme sulle presunte molestie che la sorella maggiore della 15enne, Natalina Orlandi, avrebbe subito dallo zio Mario Meneguzzi. Il destinatario della missiva, secondo quanto riportato, sarebbe stato contattato in quanto ex consigliere spirituale e confessore degli Orlandi forse a conoscenza di elementi utili a ricostruire lo scenario che avrebbe condotto a una presunta pista familiare dietro il giallo. La corrispondenza scaturita dai vertici della Santa Sede, secondo quanto ricostruito nel servizio del telegiornale, sarebbe stata sollecitata nel settembre 1983 da ambienti investigativi romani con lo scopo di chiarire se il religioso oltreoceano fosse venuto conoscenza di presunte attenzioni rivolte alla sorella maggiore di Emanuela Orlandi.
La risposta, ha affermato il servizio del Tg di La7, sarebbe stata affermativa. “Per molte settimane abbiamo lavorato sottotraccia – ha dichiarato Enrico Mentana nell’apertura del giornale – sulla pista di cui eravamo entrati in possesso. Avevamo la certezza di alcuni documenti che si trovavano in Vaticano e abbiamo dovuto lavorare per trovare conferma della loro esistenza, e verificare che fossero nella disponibilità del promotore di giustizia vaticano (Alessandro Diddi, ndr) e del procuratore di Roma che hanno aperto, come si sa, i due fascicoli di inchiesta. Sono documenti importanti e aprono delicati rapporti personali che riguardano la famiglia di Emanuela Orlandi. Non c’è la scoperta di una nuova verità che cancella tutto il resto, ma ci sono comunque degli spunti molti evidenti di inchiesta che sono già stati percorsi in queste settimane“. Le lettere di Casaroli sarebbero ora all’attenzione dei pm di Roma e i titolari dei procedimenti avrebbero effettuato un confronto tra l’identikit dell’uomo avvistato da un vigile e un poliziotto a colloquio con Emanuela la sera della scomparsa e una foto dello zio da cui emergerebbe “una somiglianza”. Chi indaga, sempre secondo quanto riportato nel servizio del TgLa7, avrebbe ripreso in mano tutte le carte della prima inchiesta comprese alcune dichiarazioni di Natalina Orlandi che, in un verbale agli atti delle vecchie indagini, avrebbe messo nero su bianco il racconto dei presunti abusi subiti. Un percorso investigativo che all’epoca non sarebbe stato approfondito.
Pietro Orlandi annuncia una conferenza stampa: “Hanno superato il limite”
La reazione degli Orlandi, in particolare del fratello di Emanuela, Pietro, è arrivata a stretto giro con l’annuncio di una conferenza stampa congiunta con la sorella Natalina Orlandi e l’avvocato Laura Sgrò, prevista per le 16 di oggi a Roma. Sui social, Pietro Orlandi ha dichiarato apertamente che “hanno superato il limite” e per questo, al fine di chiarire il nodo “pista familiare” dietro la scomparsa della sorella, i familiari incontreranno i giornalisti presso la sede dell’Associazione della Stampa Estera.
Ai microfoni di Adnkronos, un ulteriore commento alla questione delle presunte molestie da parte dello zio Mario Meneguzzi: “Sono arrabbiato, furioso. Nessuno ci ha chiamati, mi auguro che questa Commissione parlamentare parta e svergogni chi ci infanga. Chiederò un incontro privato a Papa Francesco (…). Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia. Non pensano ai parenti, ai figli? Questa carognata non può passare così. Nessuno ha chiamato né me, né mia sorella, né i figli di mio zio“. “Il ritrovamento delle lettere non è direttamente un atto di accusa verso lo zio di Emanuela, ormai scomparso – ha affermato il servizio del TgLa7 –, ma spalanca uno scenario aperto solo in parte, e non si sa perché non coltivato, quando le indagini erano state tolte al sostituto procuratore Margherita Gerunda per essere affidate al suo collega Domenico Sica“. “Di questa vicenda — ha spiegato l’avvocato di Pietro Orlandi, Laura Sgrò – si era già occupata la magistratura italiana nei primi anni ’80 senza arrivare ad alcun esito. Spero che queste non siano le uniche carte, che non sono affatto una novità, che la procura vaticana ha inviato a quella di Roma“.