“IL VATICANO NON C’ENTRA NULLA”: COSA HA DETTO DAGOSPIA SUL CASO ORLANDI E LE ULTIME NOVITÀ DEL GIORNALISTA NICOTRI

Dagospia rilancia “il Vaticano non c’entra nulla con la sparizione di Emanuela Orlandi” e nel giro di poche ore si innesca un botta e risposta asprissimo con il fratello Pietro: questo quanto avvenuto nelle scorse ore e di cui proviamo a riassumere le varie “tappe” in questo breve focus. Le ultime novità emerse negli scorsi giorni sul caso di Emanuela Orlandi avevano già trovato una veemente risposta della famiglia che in conferenza stampa aveva profondamente negato che dietro al caso di sparizione della ragazza ormai 40 anni fa vi fosse il coinvolgimento dello zio Mario Meneguzzi: in tutta risposta il Vaticano, criticato nuovamente dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, aveva replicato con il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni sulla volontà ferma della Chiesa di indagare a fondo per ristabilire finalmente la verità sulla ragazza sparita il 22 giugno 1983 all’età di soli 15 anni.



Il nuovo “capitolo” invece arriva da due interventi, il primo su “Dagospia” di un “insider” che conoscerebbe bene i fatti d’indagine, il secondo da una lettera del giornalista-scrittore Pino Nicotri che diversi libri ha già pubblicato sul caso Orlandi. In primis, il “Dagoreport” scritto il 16 luglio prova a dire fuori dai denti alcune impressioni che provengono dalle ultime novità emerse: «Prendete come centro la Basilica di San Pietro, tracciatevi intorno una circonferenza di un chilometro e mezzo: tra maggio e giugno del 1983, da dentro quel perimetro, sono scomparse sedici ragazze, tra le quali Emanuela Orlandi, con un’età tra i quattordici ed i diciotto anni. Nessuna di loro è mai stata ritrovata, ammesso che qualcuno le abbia cercate per davvero». La Procura di Roma per tre volte ha indagato sulla presunta pedofilia dei preti, sulla reticenza della santa Sede ma ha poi sempre archiviato il caso per mancanza di prove. Ebbene, secondo “Dagospia” sarebbe ora di ammettere che «il Vaticano non ha nulla a che fare con Emanuela»; non solo, conclude il retroscena del sito scandalistico, «i giornali hanno prefetto per anni seguire la rappresentazione del “daje all’infame Vaticano”». Secondo intervento che non è affatto piaciuto a Pietro Orlandi arriva da una lettera inviata sempre a “Dagospia” da Pino Nicotri in cui ammette che «la commissione parlamentare non servirà a un cazzo», perchè «per orientarsi hanno consultato giornalisti che di palle ne hanno sparate di enormi».



FURIA PIETRO ORLANDI SU DAGOSPIA: “SONO SENZA DIGNITÀ, COSÌ SI AFFOSSA LA COMMISSIONE PARLAMENTARE”

Da ultimo, Nicotri ritiene che sulla commissione “comandi” Pietro Orlandi in quanto «se interrogano persone a lui sgradite e non accuseranno il Vaticano strepiterà a rotta di collo. Questa brutta storia è un’altra Caporetto del giornalismo italiano, ridotto a chiacchiera da bar». Passa qualche ora e arriva una doppia risposta del fratello di Emanuela Orlandi, tanto su “Dagospia” quanto sui suoi canali social: «Questo e’ un altro tipo di giornalismo asservito che non conosce nulla di questa storia e che non ha neanche il coraggio di firmarsi, e fa bene perché dovrebbe solo vergognarsi e nascondersi se gli rimane un briciolo di dignità».



Dopo la sottolineatura fatta da “Dagospia” su un errore grammaticale compiuto da Pietro Orlandi, il fratello non si tiene più ed esplode con un post iracondo nei confronti del giornale di Roberto D’Agostino: «Questi soggetti sono un’offesa alla parola giornalismo , questi soggetti sono la manovalanza di basso livello. Sapevo che Dagospia ( o come si chiama ) e Nicotri sono sempre pronti a calare le braghe difronte a certi ambienti , ma non pensavano arrivassero a rinunciare alle loro ultime briciole di dignità per farlo». Ancora più dura è però la risposta che Pietro Orlandi rifila al giornalista Nicotri che lo aveva attaccato direttamente in precedenza: «Ma ci rendiamo conto cosa dice questo giornalista? Ma come si permette ? E Diddi, il promotore di giustizia in vaticano, legge il suo libro e lo convoca? Un giornalista che ormai e’ al suo quinto libro su Emanuela pieno di falsità e insinuazioni sulla famiglia e su Emanuela. E Diddi lo convoca per affidarsi alle sue ipotesi? E da gennaio non ha ancora convocato gli autori, dei quali ho fatto i nomi quando ho verbalizzato in Vaticano , di quei messaggi whatsapp su telefoni riservati del Vaticano. Messaggi che facevano chiari riferimenti a conoscenza di fatti legati al rapimento di Emanuela. E Diddi che fa ?, prende quasi a “ consulente “ uno come Nicotri e le sue farneticanti ipotesi ( naturalmente ipotesi non contro il Vaticano ne contro de Pedis e la BdM ). Ma e’ uno scherzo? Stanno facendo e faranno di tutto affinché la commissione parlamentare sia affossata».