«Se fossi convocato nell’ambito di un’attività giudiziaria seria direi chi sono queste persone, se erano presenti altri oltre a me e a queste due persone e se il colloquio è stato registrato. A queste tre domande io risponderò soltanto a chi ha il titolo per chiedermelo»: così l’ex magistrato Giancarlo Capaldo, intervenuto ieri sera nella puntata speciale di “Atlantide” sul caso di Emanuela Orlandi.



Come aveva già anticipato il conduttore Andrea Purgatori nelle anticipazioni sul “Corriere della Sera”, l’ex magistrato conferma l’intenzione di indicare quei due emissari del Vaticano che nel 2012 erano pronti a collaborare con la magistratura italiana per ritrovare il corpo di Emanuela Orlandi. Hanno fatto però, come prevedibile, molto rumore le dichiarazioni “contro” l’allora magistrato di Roma Pignatone, oggi Presidente del Tribunale Vaticano: immediata e secca la replica del diretto interessato, «Il dottor Capaldo non ha mai detto nulla, come invece avrebbe dovuto, delle sue asserite interlocuzioni con “emissari” del Vaticano alle colleghe titolari, insieme a lui, del procedimento. Nulla in proposito egli ha mai detto neanche a me, che pure, dopo avere assunto l’incarico di Procuratore della Repubblica (19 marzo 2012), gli avevo chiesto di essere informato dettagliatamente del “caso Orlandi”».



LE RIVELAZIONI DELL’EX MAGISTRATO CAPALDO

Faranno di certo parlare e non poco le rivelazioni fatte dall’ex magistrato (oggi scrittore) Giancarlo Capaldo nell’ultima puntata di “Atlantide”, in onda questa sera su La7, in merito al caso di Emanuela Orlandi. Il conduttore Andrea Purgatori anticipa i contenuti più rilevanti oggi sul “Corriere della Sera”, un aggiunta rispetto a quanto già spiegato – nel suo ultimo libro – dall’allora titolare dell’inchiesta sulla sparizione della ragazza romana sparita nel nulla il 22 giugno 1982 da Roma.

«Nella primavera del 2012 due emissari di Papa Ratzinger, verosimilmente due alti prelati, diedero la disponibilità del Vaticano a far ritrovare alla famiglia Orlandi il corpo della quindicenne Emanuela, svanita nel nulla nel 1983, in cambio di un aiuto da parte della magistratura italiana a liberare la Chiesa dall’imbarazzo che aveva creato la scoperta della tomba del boss della Banda della Magliana, Enrico “Renatino” De Pedis, nella basilica di Sant’Apollinare (lo stesso complesso da cui era scomparsa Emanuela)», spiega Purgatori in merito alle rivelazioni fatte dal magistrato Capaldo.



LO “SCOOP” DI LA7 LE NOVITÀ SUL CASO DI EMANUELA ORLANDI

Lo “scoop” portato avanti da La7 riguarda le specifiche descrizioni fatte dal magistrato davanti al fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, e alla avvocatessa della famiglia Laura Sgrò. Capaldo si dice pronto a svelare chi fossero quei due emissari del Vaticano, qualora venisse interrogato dalla magistratura della Santa Sede o italiana. Non solo, di quei colloqui avvenuti nel 2012 vi sarebbero diversi testimoni oltre ad una registrazione: 38 anni dalla sparizione, 9 dal presunto incontro con gli emissari del Papa e la possibile “svolta clamorosa” sul caso Orlandi che potrebbe finalmente essere giunta agli sgoccioli. Dopo la scoperta del corpo sepolto in Vaticano del Boss della Magliana, «chiedono di conferire con me due personaggi del Vaticano, importanti in quel momento, per chiedere la riesumazione del corpo di De Pedis ed eliminare dalla basilica un cadavere troppo ingombrante». Qui però è Capaldo a chiedere loro che pure la famiglia Orlandi meriterebbe il diritto a ritrovare il corpo mai trovato di Emanuela: «presero atto del mio punto di vista e si riservarono di sentire alcune persone più in alto nella gerarchia e di darmi una risposta. La risposta avvenne qualche settimana dopo e fu positiva. La disponibilità era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza e indicazione per arrivare a questa conclusione», spiega ancora il magistrato a Purgatori, come si evincerà dalla puntata di domenica sera. Qualcosa però avviene che fa fare dietrofront improvvisa agli uomini del Vaticano: «Io termino la mia reggenza perché a capo della Procura viene nominato Giuseppe Pignatone (oggi presidente del Tribunale Vaticano, ndr) e dall’altra parte in Vaticano si iniziano una serie di grandi manovre o di scontri sotterranei, come è costume probabilmente in quel contesto, intorno a Papa Ratzinger. E sappiamo poi che Papa Ratzinger da lì a un anno neppure si dimetterà». Caustico il commento di Pietro Orlandi davanti alle rivelazioni fatte da Capaldo: «Sono contento di questa posizione che ha preso il dottor Capaldo dopo tanti anni, sono convinto che farà i passi giusti nelle sedi opportune e sono convinto che farà i nomi di queste persone perché così ci sarà finalmente qualcuno a fare giustizia per Emanuela». Per questo motivo, rivela il “Corriere della Sera”, la famiglia ha presentato richiesta ufficiale di interrogatorio dell’ex giudice Capaldo presso Promotore di Giustizia vaticano e il Consiglio superiore della magistratura: perché se la tomba di De Pedis è stata poi effettivamente aperta, si è invece arenata la “trattativa” su Emanuela? Perché il magistrato Pignatone arrivò ad archiviare il caso senza più proseguire l’iter di trattativa messa in atto prima di lui da Capaldo? E soprattutto, qualcuno davvero sa dove possa trovarsi Emanuela Orlandi? Le domande sono tante, il diritto alle risposte per la famiglia della vittima è sempre più urgente.