Sul caso Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983 a Roma, parla per la prima volta Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Usa, noto per le sue posizioni contro Papa Francesco, intervistato da Aldo Maria Valli (ex vaticanista Rai, oggi a sua volta critico nei confronti del Santo Padre) sul suo sito. E sono dichiarazioni importanti, visto che Viganò all’epoca lavorava a stretto contatto con l’arcivescovo Eduardo Martinez Somalo, il sostituto per gli affari generali, una sorta di ministro dell’interno. Viganò parla di una telefonata che giunse in Vaticano in seguito alla sparizione della Orlandi:”Quella sera mi trovavo in ufficio in segreteria di Stato alla terza loggia insieme con monsignor Sandri, mentre il sostituto era assente. Erano circa le 20, o forse più tardi, quando ricevetti una telefonata da padre Romeo Panciroli, allora direttore della sala stampa vaticana, il quale mi annunciò che era giunta, appunto alla sala stampa, una telefonata anonima che annunciava che Emanuela Orlandi era stata rapita. Padre Panciroli mi disse che mi avrebbe inviato immediatamente via fax un testo con il contenuto della telefonata“. Viganò aggiunge: “Purtroppo la memoria non mi assiste sul contenuto preciso di quel documento. Vi si affermava che Emanuela Orlandi era detenuta da loro e che la sua liberazione era collegata a una richiesta, il cui adempimento non necessariamente dipendeva dalla volontà della Santa Sede. Si trattava di un messaggio formulato in termini precisi e ben costruito. Esso è indubbiamente reperibile nell’archivio della segreteria di Stato“.



EMANUELA ORLANDI, EX NUNZIO VIGANO’: “I MIEI RICORDI DELLA SERA DELLA SCOMPARSA”

Nel ripercorrere quei frangenti così concitati, monsignor Viganò ricorda le perplessità nutrite in Vaticano:”L’arcivescovo Achille Silvestrini (futuro cardinale, morto il 29 agosto scorso, ndr) lesse il testo e commentò che secondo lui si trattava dello scherzo di pessimo gusto di qualche squilibrato. Da parte mia gli feci notare che il testo era redatto in termini molto rigorosi e scritto in modo professionale e che quindi doveva essere preso in seria considerazione. Mi venne in mente che il contenuto della telefonata anonima presentava una strana coincidenza con un’altra vicenda. Poco tempo prima era giunta in segreteria di Stato una lettera, firmata da un sedicente rifugiato di un paese dell’Est Europa, il quale diceva di trovarsi in un campo profughi in Friuli e chiedeva asilo politico in Vaticano. Alla lettera allegava una sua fotografia formato tessera e un certificato della sua iscrizione al medesimo istituto di musica sacra frequentato da Emanuela Orlandi. Erano le dieci di sera passate e con monsignor Sandri chiamammo immediatamente il responsabile dell’archivio perché ci desse quel documento, che consegnammo in copia quella sera stessa al dottor Volpe, dell’ispettorato di pubblica sicurezza presso il Vaticano, perché facesse le opportune indagini. Nel mio ruolo di segretario non mi fu dato sapere quali iniziative abbia preso nell’immediato monsignor Silvestrini, ma non ho dubbi che ne informò il sostituto e il cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli e anche papa Giovanni Paolo II“. Aldo Maria Valli nella sua intervista chiede a Viganò di precisare quel “detenuta da loro”, ma l’ex nunzio negli Stati Uniti spiega:”Mi rendo conto dell’imprecisione della mia risposta, ma la mia memoria non mi permette di precisare ulteriormente“. In ogni caso, suggerisce, Viganò, risalire al contenuto di quella telefonata non dovrebbe essere così complicato:”Certo, il testo di quella telefonata, l’appunto che ricevetti da padre Panciroli, deve essere nell’archivio della segreteria di Stato e non so se fu mai dato agli inquirenti italiani. Mi meraviglierei che non fosse stato fatto“.

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