A Chi l’ha Visto torna come ospite Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi e la trasmissione si concentra soprattutto ad analizzare le ultime novità, sui documenti che ancora restano un mistero da svelare: il primo, la cassetta con le registrazioni di quelli che sembrerebbero dei lamenti di una ragazza torturata. Pietro dice “Ancora non è stato accertato se il nastro sia stato manipolato o meno, quello che è certo è che gli esperti analisti del Sismi, che hanno confermato che non si tratta di un film, ma di una registrazione autentica e non c’è finzione.



E non solo, mi hanno detto anche che c’è una altissima probabilità che in certi passaggi quella sia davvero la voce di Emanuela“. Su questa questione restano dunque alcuni interrogativi, il primo sul perchè, come si chiede Pietro “La questura subito dopo l’ascolto dell’audio chiamò mio padre per tranquillizzarlo dicendogli che si trattava solo di alcuni spezzoni di film“. Un ennesimo tentativo di depistaggio? A questo punto, dice, “Bisognerebbe trovare l’originale, dove potrebbero esserci anche voci di altre persone che sicuramente sono state tagliate, perchè mentre di voci femminili sembrerebbe essercene una sola, di uomini invece, se ne sentono diversi”.



Pietro Orlandi “Perchè il Vaticano ha nascosto in cassaforte i documenti di Londra se sono falsi?”

Chi l’ha Visto, insieme a Pietro Orlandi, riprende l’indagine sui documenti che proverebbero l’esistenza in vita di Emanuela almeno fino al 1997, che sarebbe stata trasferita e vrebbe vissuto per anni a Londra e soggiornando in diverse strutture a spese del Vaticano. In quei fogli che sembrano essere una specie di “nota spese” denominati sull’intestazione: “resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi” e dove ci sono all’interno le voci relative a vitto e alloggio, ai viaggi di trasferimento, ma anche spese in negozi di abbigliamento, alcune visite mediche ginecologiche, ed infine la scritta “pratiche finali” riferita, forse, al rientro della salma di Emanuela a Roma.



Oltre a questo c’è la lettera, firmata dall’ex arcivescovo di Canterbury, nella quale si invitava il cardinale Ugo Poletti ad un incontro a Londra, relativo proprio alla questione della scomparsa della Orlandi. Il mistero su questi fogli, afferma Pietro, è che, nonostante sia dal Vaticano che da numerosi esperti sia stata più volte smentita la veridicità del documento, perchè mancherebbero elementi fondamentali titpici delle note spese ufficiali redatti dagli uffici vaticani, come ad esempio il timbro, resta il fatto che il plico è stato tenuto segreto, in cassaforte. Allora, si chiede Pietro OrlandiSe questo documento è davvero falso ed irrilevante, perchè custodirlo con cura segretamente?“. Probabilmente ora l’inchiesta di Alessandro Diddi si concentrerà su questi elementi, anche se, non è escluso che questo possa essere solo  l’ennesimo tentativo di depistaggio.