Emanuela Setti Carraro e Carlo Alberto dalla Chiesa, la morte nell’attentato poco dopo il matrimonio

Emanuela Setti Carraro è stata la moglie del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Lavorava come infermiera e ha prestato servizio presso l’Ospedale militare di Milano e poi nelle sale operatorie dell’Istituto di Patologia Chirurgica dell’Università di Milano. Esercitò la sua professione anche alla caserma “Santa Barbara” di Milano, dove introdusse l’attività di ippoterapia grazie al sostegno del Reggimento Artiglieria a Cavallo. Il matrimonio con il generale Carlo Alberto dalla Chiesa avvenne invece il 10 luglio del 1982, dopo le tante titubanze di quest’ultimo per via della differenza d’età (trent’anni).



“Convinto” da Emanuela, Carlo Alberto dalla Chiesa e la sua amata si promisero amore eterno, celebrando il loro amore nella splendida chiesetta di Castel Ivano a Ivano-Fracena in Trentino. Pochi mesi dopo, il 3 settembre 1982, Emanuela Setti Carraro perse la vita nel terribile agguato di Palermo. La donna era alla guida della macchina insieme al marito. I loro corpi furono travolti da una serie di colpi mortali, con l’agghiacciante tenerezza del generale che abbracciava la moglie come ultimo tentativo disperato tentativo di proteggerla.Secondo ricostruzioni accreditate Emanuela Setti Carraro fu la prima ad essere colpita dal sicario.



Emanuela Setti Carraro, la moglie di Carlo Alberto dalla Chiesa sapeva troppo? Le informazioni sull’attività del generale

La morte della moglie di Carlo Alberto dalla Chiesa provocò una reazione di totale sconforto nell’opinione pubblica e furono molte le riflessioni sulle pratiche della mafia, che aveva ormai rinunciate alle “regole d’onore” di non uccidere le donne. E’ opinione diffusa che la moglie del generale custodisse alcuni documenti rilevanti nella lotta alla mafia e che fosse al corrente di determinati accadimenti. Questo avrebbe alimentato l’ipotesi che l’uccisione del prefetto fosse stata pianificata assieme a quella di Emanuela, proprio per evitare la divulgazione di possibili prove importanti contro il terrorismo.



Un’idea ulteriormente accreditata dal fatto che, dopo la morte di Emanuela e Carlo Alberto dalla Chiesa, le chiavi della cassaforte che si trovava nella residenza palermitana del prefetto, non furono trovate per diverse giorni, e all’apertura della stessa non emerse nulla di rilevante. In seguito alla scomparsa di Emanuela, molto strade del nostro paese sono state a lei dedicate, per onorare la sua memoria e proteggere il ricordo di una donna coraggiosa.